1943-03: 05 – Scioperi di Torino

05.03.1943 - Scioperi di Torino

L'esempio di Torino non è isolato in se stesso,

ma dà il primo impulso a una offensiva più vasta della classe operaia.

Il sistema corporativo fascista aveva drasticamente ridotto gli spazi di autonomia del mondo operaio. E la repressione aveva duramente colpito tutte le forme di protesta e le voci dissenzienti. Ma dove la concentrazione operaia è più densa, come a Torino, la distanza dal fascismo rimane: lo segnalano puntualmente i rapporti ufficiali; e emblematica è l'inaugurazione di Mirafiori nel maggio 1939, con il silenzio operaio di fronte al discorso di Mussolini.

La situazione si aggrava con la guerra: si registrano fermate spontanee e sabotaggio alla Ferriere, alla Diatto, alla Fiat Spa; gli ispettori parlano di «diffusa disaffezione al lavoro» e al regime. Umberto Massola ricostruisce il centro interno del Pci, puntando a costruire una piattaforma rivendicativa che possa intercettare il malcontento operaio: contro la guerra, la miseria delle condizioni di vita e di lavoro, il regime. Da qui lo slogan «pane, pace e libertà».

La mattina del 5 marzo 1943 alla Fiat la sirena delle 10 non suona, perché la direzione, preavvertita della minaccia di sciopero, non vuole dare riferimenti agli operai. Ma all’officina 19 Leo Lanfranco, comunista già condannato al confino, assunto solo perché manutentore specializzato, incrocia le braccia e lascia la macchina. Si forma un piccolo corteo che marcia verso la direzione: gli operai chiedono l'estensione a tutti di quella gratifica economica (192 ore di salario) data agli sfollati dalle città in conseguenza dei bombardamenti. E la fine della militarizzazione delle officine.

Nei giorni successivi si muovono altre fabbriche (Grandi Motori, Fiat Aeronautica, Savigliano, Lancia, Riv) e Mirafiori si ferma completamente il 12 dopo la pausa pranzo: gli operai non rientrano negli stabilimenti e la sala mensa diventa il teatro di comizi e capannelli. Valletta si precipita a Roma per cercare una mediazione. Intanto l’edizione clandestina dell’Unità del 15 marzo esalta lo sciopero di oltre 100.000 operai torinesi; e chiama alla protesta tutto il Nord Italia. Alla fine del mese si registrano intense agitazioni anche nel milanese, in Liguria e in Veneto. Al Cotonificio Dell'Acqua di Legnano Tullio Cianetti, sottosegretario del Ministero delle corporazioni, viene preso a sassate dopo aver minacciato le operaie; mentre alla Borletti le operaie della spoletteria zittiscono Eduardo Malusardi, gerarca del sindacato fascista milanese intervenuto con tre camion di poliziotti per sedare le scioperanti. Le proteste sono al centro della riunione del direttorio del Partito Nazionale Fascista: Mussolini rimuove Carlo Scorza alla guida del Partito e Carmine Senise come Capo della Polizia, sostituendoli con Vidussoni e Chierici. Nelle settimane seguenti oltre duemila lavoratori vengono fermati, arrestati e spediti davanti al tribunale speciale.

 

(Fonte: www.resistenzapp.it)

 

Bibliografia
Paolo Spriano, Gli scioperi del marzo 1943, in "Studi storici", 1972, 4, pp. 727-761
Tim Mason, Gli scioperi di Torino del marzo 1943, in L'Italia nella seconda guerra mondiale e nella resistenza, Angeli, Milano 1988, pp. 399-422
Claudio Della Valle, Gli operai contro la guerra, in Valerio Castronovo, a cura di, Storia illustrata di Torino. Torino dal fascismo alla Repubblica, Vol. 7, Sellino, Milano 1993, pp. 1981-2000