1943-09: 13 – Battaglia della Maddalena

13.09.1943 - Battaglia della Maddalena

Uno dei primissimi episodi della Resistenza italiana,

finisce nel pomeriggio: sul campo 32 morti, 24 italiani.

La situazione in Sardegna ed in Corsica mostra quanto di poco aiuto ed inerti siano realmente gli italiani. In entrambi i porti essi disponevano della forza sufficiente per buttare a mare i tedeschi. Invece, apparentemente, non hanno fatto nulla, sebbene qua e là abbiano occupato un porto o due." (da un rapporto di Eisenhower a Marshall, 13 settembre 1943)

Comincia tutto l’8 settembre, con l’annuncio di Badoglio che la guerra, per noi italiani, è finita: in realtà, in ogni altra parte della penisola ne cominciava un’altra, ancora più dolorosa, la “guerra civile”. In Sardegna, c’erano, al momento a occhio e croce 250 mila soldati italiani e 25 mila soldati tedeschi. I tedeschi erano i resti della 90a divisione Panzergrenadieren che aveva combattuto lungo il bordo mediterraneo della Libia e della Tunisia e che, caduto il fronte, era stata ricollocata in Sardegna: i soldati e i camion avevano ancora divise e carrozzerie con le tinte della mimetizzazione da deserto. Li comandava, nell’isola, il generale Lungerhausen: il generale Antonio Basso comandava tutte le forze armate italiane.

Qui la storia s’ingarbuglia un po’, e non è stata ancora del tutto chiarita. Una delle versioni dice che, ricevuto l’ordine di attaccare i tedeschi, scritto in un linguaggio criptico per non allertare gli (ancora per poco) alleati, Basso scelse di eseguirlo a modo suo: con il generale tedesco siglò un patto abbastanza curioso: i tedeschi se ne sarebbero potuti andare dall’isola (l’obiettivo era raggiungere la penisola attraverso la Corsica), risalendola fino ai porti della Maddalena e di Santa Teresa. Gli italiani li avrebbero inseguiti, ma a una certa distanza. Così Basso obbediva a un altro ordine perentorio (“far fuori i tedeschi”, diceva letteralmente) e Lungerhausen poteva portare i suoi uomini, i suoi camion e i suoi giganteschi carri armati sul fronte italiano.

Il 9 settembre, a mezzogiorno, un commando tedesco occupa La Maddalena e fa prigionieri i due ammiragli. Le motozattere tedesche cominciano a imbarcare uomini e mezzi. Alla Maddalena ci fu un ufficiale, il capitano di vascello Carlo Avegno, 43 anni, che organizzò la rivolta d’un pugno di uomini – soldati, marinai e carabinieri di Marina – e alle 8,45 del 13 ingaggiò battaglia con i tedeschi. La “battaglia della Maddalena”, uno dei primissimi episodi della Resistenza italiana, finisce nel pomeriggio: sul campo 32 morti, 24 italiani. Gli italiani fanno perfino diverse decine di prigionieri.

Il giorno dopo, 14 settembre, avviene lo scambio. E il giorno dopo ancora, il 15, l’ultimo tedesco lascia la Sardegna, attraversando le Bocche di Bonifacio sotto i continui attacchi dell’aviazione alleata. Il comportamento di Basso generò critiche e accuse: la sua giustificazione, anzi il merito di avere salvaguardato la popolazione civile della Sardegna, non è senza qualche motivo. I tedeschi erano armatissimi, gli italiani erano disarmati, mezzo vestiti di stracci, affamati: le batterie costiere, preparate da mesi ad un eventuale (e a lungo creduto) sbarco alleato, avevano fuoco per qualche minuto. Quel 15 settembre, dunque, la Sardegna esce dalla guerra. Ne resteranno a lungo i segni, la triste vita di chi dalle città era dovuto “sfollare” nei paesi, l’inarrestabile fame dei soldati e dei civili, la mancanza di ogni anche minimo oggetto della vita quotidiana (un chiodo, una spilla, un rocchetto di filo), la totale interruzione delle comunicazioni con la Penisola (La Olbia-Civitavecchia ridivenne quotidiana soltanto nel novembre del 1947).

Basso verrà incarcerato nell’ottobre 1944 sulla base dell’articolo 100 del codice penale militare di guerra: «… per non aver eseguito ordini di operazioni, senza giustificato motivo». Dopo quasi due anni di detenzione venne processato nel giugno del 1946 e assolto «… per non costituire reati i fatti ascritti». Le ragioni di Basso, che sosterrà di aver voluto salvare l’isola dalla violenza tedesca, sono state parzialmente accolte da alcuni storici locali, come Cardia; ma altri, sulla scia di quanto sostenuto già nel 1944 da Antonio Tedde, capo di stato maggiore del Cil, hanno valutato con grande severità l’aver permesso ai tedeschi di abbandonare la Sardegna senza colpo ferire, concedendo loro anzi piena libertà di movimento e favorendoli in ogni richiesta di mezzi, dagli autocarri al carburante.

 

(Fonte: www.resistenzapp.it, www.guardiavecchia.net)

 

 

Bibliografia
Rita Arpelli - Gian Carlo Tusceri, La battaglia di La Maddalena: i fatti di sangue dell'8 settembre 1943, Sorba, Maddalena, 1993
La Maddalena 1943: la piazzaforte di latta, Olbia, 1999
Andrea Amici, Una tragedia italiana: 1943: l'affondamento della corazzata Roma, Longanesi, Milano, 2010