Bagnacavallo, Cinema Ramenghi

Bagnacavallo, Cinema Ramenghi

Era situato all’incrocio tra via Garibaldi e via Trento e Trieste e funzionava come

teatrino e cinema parrocchiale gestito dal circolo cattolico “Pier Giorgio Frassati”.

 

Dopo la breve avventura del cinema “Marconi” (1910-1912) e l’apertura stabile del cinema Verdi (1913), dai documenti comunali si apprende l’esistenza di altre due sale cinematografiche: una nella vicina Villanova, il cinema Valenti (1918) e il cinema Ramenghi in piazza della Libertà (allora Vittorio Emanuele), pieno centro storico di Bagnacavallo. Il cinema Ramenghi era situato all’incrocio tra via Garibaldi e via Trento e Trieste e funzionava come teatrino e cinema parrocchiale gestito dal circolo cattolico “Pier Giorgio Frassati”, annesso alla chiesa del Suffragio; doveva il suo nome a quello del pittore cinquecentesco, gloria locale, Bartolomeo Ramenghi.

La programmazione di questa sala era legata alle limitazioni censoriali della gestione parrocchiale per cui non si potevano vedere tutti i film proposti dalla distribuzione cinematografica. D’altra parte anche il regime fascista usufruiva di improvvisate sale di proiezione, come quella della Casa del Fascio in Palazzo Vecchio e la sala Oriani nel complesso conventuale di S. Francesco, dove venivano proposte pellicole di propaganda consigliate dall’O.N.D. (Opera Nazionale del Dopolavoro) istituita nel 1925 per controllare il tempo libero dei lavoratori. La vera svolta del cinema “Ramenghi” si ha nel 1930, quando la parrocchia viene affidata a Monsignor Galassini, proveniente dal collegio della vicina Villa San Martino, che nutriva una vera passione per l’arte cinematografica. Da Villa San Martino Don Galassini porta con sé Vincenzo Gianstefani.

Vincenzo era nato nel 1909 e aveva trascorso parte della sua infanzia, come orfano di padre a Villa San Martino, nel locale collegio, dove aveva imparato il mestiere di elettricista e poi, incoraggiato dal sacerdote Antonio Galassini, era diventato tecnico cinematografico del collegio. Negli anni ’30 aveva seguito Galassini, nel frattempo diventato Monsignore, a Bagnacavallo e lì diviene proiezionista del cinema “Ramenghi”. Dal 1932 la sala inizia una vera programmazione stabile gestita dal nuovo operatore Vincenzo Gianstefani, coadiuvato da Monsignor Galassini che aveva voluto trasformare il cinema, da parrocchiale, in una vera sala pubblica per ottenere le migliori pellicole della distribuzione cinematografica.

Alla direzione del cinema subentrerà Gildo Bezzi, personaggio bagnacavallese col quale, il locale attore Bruno Corazzari, quando passava da Bagnacavallo non mancava di impegnarsi a giocare interminabili partite a scacchi, poi nel 1974 ne prende il posto il prof. Adelmo Bucci da Russi (già co-proprietario del politeama “Verdi”), ultimo gestore fino alla chiusura della sala nel 2003. Il cinema “Ramenghi” chiude definitivamente, nonostante le pubbliche proteste di cittadini di tutte le età: le operazioni per la messa a norma richiesta sono troppo costose e impegnative; Patrizia Piccino, fotografa ravennate, dedica una mostra alla sala appena chiusa. Vincenzo sarà fino alla fine il proiezionista del cinema e, alla cessazione, seguirà Bucci nell’arena estiva di Marina di Ravenna. Molti lo ricorderanno quando, prima di passare nella cabina di proiezione vendeva o strappava i biglietti, mentre la moglie Norina gestiva il piccolo bar con bibite, caramelle, ceci e “brustoline”; Vincenzo ci ha lasciati nel 2012 all’età di 103 anni.

Adelmo Bucci racconta la sua gestione del “Ramenghi” nel documentario “Buio in sala” (2011) del regista bolognese Riccardo Marchesini. Da un incontro pubblico, svoltosi a Bagnacavallo nel novembre 2016, riportiamo questo suo intervento: “Comprai metà cinema “Verdi” a Bagnacavallo, erano gli anni Sessanta giù di lì, poi presi anche il cinema “Ramenghi” e così feci il gestore cinematografico, andavo a Bologna due volte la settimana a ritirare le pellicole... Il primo film che ho presentato? Cosa vuoi che mi ricordi... Però sono stato il primo a fare le rassegne a Bagnacavallo: rassegne su argomenti o meglio ancora, ché era più facile, su un regista, tutti i film di un regista. Quando feci i film di Michelangelo Antonioni, avevo messo nella locandina “Zabriskie Point”, che a Bologna non c'era. Telefonai al regista Antonioni, che fu di una gentilezza mai vista, e disse: «venga a prenderlo»... Andai a Roma con la mia macchinina, a casa sua, andammo in cantina a prendere questo film, me lo diede e disse: «non voglio niente, quando lo rimanda indietro mi mette una damigiana di vino, di sangiovese». Con quei film lì riempii la sala, erano stesi in terra dappertutto: ottocento persone ebbi e i posti erano trecento. Le rassegne, fui uno dei primi qui nei paesi, io avevo visto che avevano iniziato a Milano, avevo letto, dico: «provo anch'io». Quella fu una gran soddisfazione. Veniva un bel pubblico, anche giovani, anche anziani, svariati proprio. E quando uscivano li vedevo contenti, era bellissimo vedere le persone contente. Io ho fatto tutti lavori a contatto con gli altri, perché ho insegnato…”

(Mario Maginot Mazzotti)

 

Fonti
Archivio Comunale di Bagnacavallo, sez. spettacoli, dal 1896 al 1960
Antonio Gianstefani (a cura di), Memorie di mio padre Vincenzo, dattiloscritto, Bagnacavallo 2009/10
Renata M. Molinari (a cura di), I quaderni della Bottega dello sguardo, n. 1, F&F srl, Napoli 2018