Cotignola, Dietro ogni matto c’è un villaggio

Cotignola, Dietro ogni matto c'è un villaggio

Via Matteotti n.59 (Collettivo Fx)

Quest'opera fa parte del progetto del Comune di Cotignola "Dal Museo al Paesaggio"

Tra l'autunno e l'inverno 2015 il Collettivo FX ha avviato un progetto intitolato “Dietro ogni matto c'è un villaggio" che, attraverso varie e molte tappe, ha percorso quasi l'Italia intera da Bolzano a Marsala, dipingendo matti, raccontando storie e conoscendo paesi. Queste le città toccate dagli artisti reggiani della street art: Bolzano, Mantova, Oderzo, Modena, Cotignola, Cesena, Pesaro, Jesi, Teramo, Roma, Napoli, Bonito Irpino, Ariano Irpino, Grassano, Cosenza, Messina, Mazara del Vallo e Marsala.

A Cotignola il Collettivo FX ha deciso di rappresentare i matti del paese immortalati dall'artista Luigi Varoli nelle sue straordinarie maschere di cartapesta fatte quasi settant’anni fa in occasione della prima Segavecchia del dopoguerra. Questi mascheroni, ora conservati al museo nella sede di Palazzo Sforza sono le caricature, estremamente realistiche e commoventi, di alcuni personaggi a Cotignola conosciuti praticamente da tutti: Gori, La Flema, Maroc, La Rusita, che propriamente matti non erano, ma bevitori e perdigiorno, macchiette talvolta, scocciatori, portatori di quella sorta di saggezza popolare fissata per sempre nella memoria del paese dal tramandarsi orale delle loro fulminanti battute e (oziose) gesta, e infine legittimati definitivamente dal gruppo mascherato che l'artista Varoli dedicò loro mettendo le loro grandi teste a bordo di una botte per il vino intitolata “Ruscaia” (spazzatura, rifiuto), improbabile mezzo che portava in giro per il paese le caricature in cartapesta di questi avvinazzati; sul fianco di questo carro che sfilava in parata c'era una scritta in dialetto che diceva “l’è piò bó sèza l'aqua” ([il vino] è più buono senza l'acqua) proprio perché alcuni di questi soggetti giravano per le case chiedendo un obolo che placasse provvisoriamente la loro sete, e la gente, a volte stufa di queste reiterate richieste che ogni giorno si rinnovavano, soleva talvolta allungare il vino appunto, con l'acqua. Un inganno bello e buono che mandava in bestia i nostri eroi. A questa combriccola di vagabondi e personaggi bizzarri ed estrosi Luigi Varoli aggiunse anche, empaticamente, la sua caricatura, armata di tavolozza e pennello…

Il Collettivo Fx, come da sua pratica, che stabilisce ogni volta relazioni e collaborazioni sul luogo e territorio in cui opera, ha coinvolto per questa tappa cotignolese Massimiliano Fabbri, artista che si occupa anche del Museo Varoli e della Scuola Arti e Mestieri; la scelta narrativa dei due muri che hanno dipinto, mostra dei bambini nell'atto di indossare queste maschere di vecchi un po' burberi. Sul muro a sinistra sono raffigurati La Flema (Giuseppe Cannatieri) che galleggia o vola dentro a un fumettistico baloon che esce dalla bocca di Lugi Varoli, e a destra due bambini che armeggiano con una maschera gigante di Gori (Brusi).