Grandi Vasco

Grandi Vasco

Massa Lombarda 9 aprile 1923 - Spinello 11 aprile 1944

 

Vasco Grandi, di Aristide e Veroli Angela, nasce a Massa Lombarda il 13 aprile 1923, primo di due fratelli (la sorella Anita è del 1925), in una famiglia operaia; il padre è comunista, antifascista, ammonito dal regime nel 1929 per due anni a cui se ne aggiungono altri due fino al 1933. Anche Vasco diventa operaio meccanico. Nel 1942 durante la guerra (a soli 19 anni) è arruolato in marina e frequenta la scuola CREM (Corpi Reali Equipaggi Marittimi) a Venezia dove consegue la qualifica di fuochista. Il 18 novembre lascerà Venezia per fare rotta verso Taranto su di un cacciatorpediniere che in seguito verrà colpito da un siluro e solo per miracolo non affonderà. Si ammala di pleurite e viene ricoverato in una clinica a Bologna dove rimarrà da febbraio fino all’inizio dell’estate 1943. Il 25 luglio (la caduta del fascismo) lo trova a Massa Lombarda in convalescenza, terminata la quale, non si presenterà al suo reparto. Come molti altri giovani anche Vasco sarà messo di fronte a una drammatica scelta: ritornare ai reparti militari di provenienza a combattere coi fascisti alleati dei tedeschi o nascondersi per evitare di essere catturato nel qual caso sarebbe fucilato sul posto, quale disertore.

Dopo l’8 settembre decide di andare tra i monti della zona di Santa Sofia e unirsi ai partigiani che là si stanno organizzando nell’VIII Brigata Garibaldi. Vasco Grandi opererà nella zona di Spinello, una frazione del Comune di Santa Sofia, dove assieme ai suoi compagni sarà aiutato ed ospitato dal parroco. L’11 aprile 1944 con una pattuglia di quattro partigiani, di cui è comandante, scende da Spinello in perlustrazione e per procurarsi viveri. Nel frattempo una staffetta sale alla chiesa affannata e impaurita per avvertire i partigiani rimasti che fascisti e tedeschi stanno salendo in assetto di rastrellamento con armi pesanti e carri armati. I compagni di Vasco pensano subito di andare in suo aiuto, ma la staffetta li avverte che è troppo pericoloso perché i nazifascisti sono molto vicini e stanno per arrivare. Quando la pattuglia di Vasco Grandi ritorna, ignara, alla chiesa, la zona è già controllata e alcune pattuglie tedesche la sorprendono facendo immediatamente fuoco. Il fuoco delle armi è intenso e due partigiani cadono subito mentre gli altri due rimangono feriti. Allora Vasco intima ai superstiti di allontanarsi mentre lui cerca di coprirli, da terra, sparando con il suo mitra sventagliate su sventagliate. Terminate le munizioni con un ultimo gesto di rabbia si alzerà in piedi e getterà l’arma contro i nazifascisti al grido di “Viva l’Italia”.

Per oltre dodici lunghi mesi i familiari non avranno alcuna notizia del giovane partigiano. Solo nei giorni seguenti la liberazione di Massa Lombarda (13 aprile 1945) la sorella assieme a una cugina potrà iniziare la dolorosa ricerca del fratello e, grazie al parroco di Spinello, rintracceranno la tomba dove è stato sepolto.

(Mauro Remondini, da Resistenza e Libertà, organo dell’ANPI della provincia di Ravenna, n.2 marzo-aprile 2010)

 

Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria con decreto del Presidente della Repubblica del 13 settembre 1948 con la motivazione:

“Comandante di una pattuglia di quattro partigiani in ricognizione in zona controllata dal nemico, veniva sorpreso da tre pattuglie tedesche che aprivano contro di lui intenso fuoco, uccidendo due partigiani e ferendo gli altri due. Per non farli cadere nelle mani dell’avversario ordinava loro di ritirarsi e, rimasto solo a tenere fronte ai tedeschi col preciso fuoco del suo mitra, esaurite le munizioni lanciava con fiero gesto l’arma contro di essi e al grido “Viva l’Italia”, cadeva da eroe crivellato dai colpi. Luminoso esempio di attaccamento al dovere, di altruismo e di valore. (Spinello, 11 aprile 1944)"