Jacchia Riccardo

Jacchia Riccardo

Lugo 25 novembre 1897 -  Mathausen 14 febbraio 1945

 

Riccardo Jacchia, figlio di Edoardo Jacchia e di Emma Saralvo, nato a Lugo il 25 novembre 1897,
amministratore presso una pellicceria di Bologna,
coniugato con Vanda Finzi, padre di Giorgio, Edoardo ed Ezia Jacchia.
Arrestato e detenuto nel carcere di Bologna. Convoglio del 05/04/1944 partito da Fossoli (Mo).
Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz poi successivamente in quello di Mauthausen.
Morto a Mauthausen il 14 febbraio 1945. Non è sopravvissuto alla Shoah.

(fonte CDEC / Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea)

Famiglia benestante, il padre era amministratore di una pellicceria a Bologna. Si erano nascosti nelle campagne del cesenate in un cascinale.
Il giovane Edoardo andava spesso a ballare, forse ha parlato, forse qualcuno ha spiato: furono rastrellati. Un fratello di Riccardo, Arrigo, era giornalista de “Il Messaggero” di Roma e ne era stato espulso per le leggi razziali. Nel 1944 gli alleati lo cercarono e lo nominarono direttore di quel quotidiano ove rimase due anni. Approfittando di quella posizione e delle relazioni con gli Alleati, fece fare ricerche del fratello e dei familiari scomparsi nei campi di prigionia. I familiari di Lugo hanno così potuto ottenere due testimonianze:

Tedo Ducci, domiciliato a Firenze, infermiere, il 13/09/1945 riferisce: “Partito da Fossoli il 5 aprile 1944 per Auschwitz ove arrivato il 10 aprile (Alta Slesia) - ha conosciuto nel viaggio uno Jacchia di Lugo, domiciliato a Bologna che era su un altro vagone - Riccardo nome incerto - un uomo sui 52 anni con un figlio di 18-20 anni, si qualificò operaio. Lo Jacchia fu trasferito lo stesso giorno a Sosnowitz; indi al campo in zona di Lienz, poi all'ospedale di Mauthausen ove sarebbe morto per esaurimento dopo una lunga marcia a piedi. Anche il figlio avrebbe subito la stessa sorte. Tutto questo nello spazio di pochi giorni.” Il Ducci ha appreso indirettamente le notizia della morte.

Più precisa un'altra testimonianza che combacia perfettamente con gli elementi noti al prof. Vasco Costa di Lugo (preside del locale Liceo Classico), di cui Riccardo era zio materno e a cui era molto unito. “Deposizione del 14 settembre 1945 di Piazza Emanuele, domiciliato a Roma. Riferisce di aver conosciuto a Fossoli alla fine di febbraio 1944 uno Jacchia (non ricorda il nome) di Ferrara o Bologna. Era un uomo sui 44-45 anni, basso di statura, piuttosto grasso - gli disse che faceva il rappresentante. Aveva con sé due figli, uno dei quali strabico da un occhio. Da Fossoli, in vagone chiuso, furono mandati ad Auschwitz ed ivi tenuti in quarantena, furono quindi fatti partire per Sosnowitz a circa 60 Km. Qui rimasero fino al febbraio 1945; vennero insieme impiegati in lavori di scavo, in lavori minerari ed in una fabbrica d'armi. In seguito ad una avanzata russa, furono fatti partire per Mauthausen ove giunsero dopo 12 giorni di viaggio a piedi e 5 in carro. A Mauthausen fu fatta la selezione di quelli che potevano lavorare. Durante il trasporto da Sosnowitz uno dei figli - non quello strabico - fu ucciso perché incapace a continuare il viaggio. L'altro figlio arrivò a Mauthausen in condizioni gravissime ed è morto quasi subito. Il padre fu portato all'ospedale e il Piazza continuò a vederlo per altri 4-5 giorni, dopo di che seppe da un polacco che era morto. Egli aveva anche una forma di congelamento grave ad un piede."

Riccardo e Giorgio Jacchia risultano nell'elenco dei 36 ebrei che sarebbero stati detenuti al carcere di Bologna e inviati in campi di concentramento. Stranamente non vi appaiono né Vanda Finzi né i figli Edoardo ed Ezia.

Il nome di Riccardo Jacchia e dei suoi familiari compaiono sulla lapide della Rocca di Lugo, su quella del cimitero ebraico di Lugo e anche su quella della sinagoga di Bologna perché, originari di Lugo, risiedevano a Bologna.