James Kalinda

James Kalinda

Vorrebbe essere un uomo di Neanderthal per un giorno

 

James Kalinda è un artista di Parma classe 1981. Vive sui monti dell’Appennino reggiano. Dipinge con ogni tecnica su tele e muri, spesso con il fucsia e il nero. Le sue creazioni sulle pareti di vecchie case di campagna ed industrie abbandonate rappresentano grandi soggetti di forte impatto e storie surreali piene di mistero. Nella sua breve carriera si contano videoclip, illustrazioni per volumi di fumetti, tatuaggi e fotografie. Il suo è uno stile preciso, nudo e crudo, che valorizza l'interiorità. Creature che lasciano emergere il loro lato più inquietante e grottesco, raccolte nelle loro corazze ed identità mutanti. Personaggi fantastici ai confini tra l’umano, l’animalesco e l’alieno. Kalinda lascia emergere i tratti di una fantastica ricerca psicologica, porta queste creature a testimoniare la loro sofferenza, la loro dolorosa esistenza. I temi ricorrenti nei suoi lavori sono la vita e la morte.

Firma i suoi disegni con un fumetto nero. Cosa dicono i suoi personaggi non lo sa nessuno o forse lo sanno tutti tranne lui. Spesso disegna una piramide rovesciata o un occhio tentacolare. Adora dipingere in luoghi abbandonati o più generalmente in strada perché gli dà una sensazione particolare, quasi di esistenza. Vorrebbe essere un uomo di Neanderthal per un giorno, è James Kalinda.

 

Cos’è per te l’arte: un lavoro, una passione o entrambe? Un gioco, a volte rischioso e faticoso, a volte rilassante e terapeutico.” / Il pittore lo immaginiamo con tavolozza e colori, lo scultore con martello e scalpello. I tuoi abituali strumenti di lavoro invece quali sono? In ordine sparso: matite, candeggina, pennelli, aghi, colori ad olio, pertiche, macchinette per tatuare, ossa, muri, pelle, legno, stracci, rulli e fogli.” / Illustrazione, fotografia, writing, pittura, tatuaggi. Sei un artista a tutto tondo, ma in quale campo ti senti più a tuo agio? Sono aspetti diversi della mia espressione, in alcuni devo fare i conti con alcune regole e diciamo che sono più limitato. Ma queste diverse condizioni mi stimolano sempre molto e la contaminazione fra le diverse discipline direi che è una costante del mio lavoro.” / Animali, esseri umani, alieni. Sono le figure che ricorrono più spesso nelle tue opere. Come nascono, come diventano soggetti delle tue creazioni e cosa rappresentano? / “Sono molto curioso quindi divoro immagini ogni giorno, la natura è una fonte di ispirazione costante, mi interessa il rapporto fra uomo e natura. Nelle mie opere c’è questo: vita, morte, passioni, paure, affetti e contrasti. Le solite cose, i soliti temi che si trattano fin dall’antichità. Gli uomini sono più o meno sempre gli stessi. Io cerco di farlo con un mio stile e di conseguenza con il mio punto di vista.” / Solitamente uno street artist vive nell’ombra, spesso si conoscono solo pseudonimo e opere. Nella realtà di tutti i giorni, tutti cercano di apparire, di avere quindici minuti di celebrità e molto spesso ad emergere è solo la mediocrità e la stupidità. Non è paradossale che il talento debba essere nascosto e la stupidaggine invece no? No, direi che è molto naturale. Mi ricorda un po’ il comportamento di alcuni animali che aprono piume e code o cambiano colore per farsi notare. Quindi in un epoca dove l’apparire è tutto, questo comportamento è quasi obbligatorio se si vuole emergere.” / Alcune persone invece scelgono altre strade, meno appariscenti. “Sono scelte.” / Se il writer opera nelle periferie, su edifici fatiscenti o comunque nel ghetto è un artista; un artista che cerca di esprimersi, di comunicare. Se invece il writer opera nei quartieri bene allora diventa un criminale. Non trovi assurdo o alquanto illogico tutto ciò? I graffiti sono anche invasione dello spazio pubblico. “Può piacere o non piacere. È chiaro che quando si invade il centro delle città si entra in un campo direi politico, allora diventa molto difficile divincolarsi. Per sindaci e amministratori è meglio relegare fenomeni come il writing e la street art o in periferia o in rarissimi spazi appositi. Tutto il resto diventa vandalismo, ma è un fenomeno difficile da arginare, per fortuna.” / Illustrazione, grafica, e più in generale l’arte sono settori molto attivi e prolifici in Italia, eppure fanno fatica ad averne riconosciuto il giusto valore. Come mai secondo te? In questo momento storico l’Italia non esiste. Gli unici settori redditizi sono prostituzione e traffico di cocaina. È un vero peccato, c’è molta gente meritevole.” / Anzi la cultura è in questi ultimi anni più che mai bistrattata, sottovalutata e addirittura denigrata. Con la cultura non si mangia, questo ci vogliono far credere i nostri cari (non tanto cari) governanti. Tu cosa gli diresti? Io li prenderei a calci in culo.” / Hai mai abbandonato o pensato di abbandonare l’Italia? / “Ho abitato per un breve periodo a Barcellona, quando posso viaggio e lavoro lontano dall’Italia, ma non ho mai pensato di abbandonare definitivamente l’Italia. Nel bene e nel male è pur sempre casa mia.” / Hai esposto le tue opere sia in Italia che all’estero. Che riscontro hai ottenuto? Soddisfacente? Ho un rapporto un po’ schizofrenico con gallerie e mondo dell’arte, devo ancora capire bene un po’ di cose.” / Un artista italiano che stimi particolarmente? Non un artista, ma un’opera: la Pietà di Michelangelo.” / Un pittore sceglie la sua tela con cura. Tu invece come scegli gli edifici, le pareti? Più è rovinata dal tempo e più è interessante. Adoro le pareti con colate di muffe chimiche o aloni di fuochi mefistofelici.” / Un’opera di cui vai particolarmente fiero? Ti rispondo da duro. La prossima.” / Progetti, sogni, ambizioni o più semplicemente prospettive future? Possedere una capra, ma non letteralmente.”

(Luca Taccardi, 11 Marzo 2011)