Reve Più

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Street art e sogno: il mondo onirico di Reve +

È un mondo onirico, popolato da placidi, enormi animali rosa, azzurri, gialli quello di Reve, artista reggiano, che da qualche mese decora muri e cemento cittadino con stickers di diversi metri raffiguranti elefanti, scimmie, panda, koala, bradipi, uccelli e scoiattoli. Animali rubati ad un immaginario fanciullesco che spuntano, sempre più frequentemente, su muri in cemento, casotti, infrastrutture. Reve fa parte di quella nutrita schiera di artisti suburbani che, stanchi di gallerie d’arte, compromessi, quotazioni ha deciso di donare la propria arte, la propria immaginazione alla collettività, attraverso affissioni notturne (la pratica è illegale) in diversi punti del territorio, soprattutto fuori dai centri cittadini (“il centro storico è già bello di suo!”).

Reggiano e fiero di esserlo, Reve ha iniziato la sua opera proprio in città, ma non disdegna “attacchinaggi forestieri” quando se ne presenta l’occasione. L’artista deve il suo nome al francese “rèver”, sognare, ma letto all’italiana. Un modo per dare uno sfondo onirico alle sue creature urbane. Il suo simbolo, un +, vuole invece essere un richiamo alla positività, vero motore del suo lavoro. «Il motivo della mia azione è molto semplice, fin troppo. Io amo da sempre disegnare e credo che i miei disegni siano capaci di mettere di buon umore: sono semplici, colorati, immediati. Mi piace sapere che qualcuno uscendo di casa, guidando lungo la tangenziale, aspettando il tram possa sorriderne, anche solo per un secondo».

Spesso la Street Art è associata al vandalismo, alla violenza, alla protesta. «Si tende spesso ad equiparare chi fa scritte con la bomboletta, o disegna simboli osceni, a chi produce veri e propri disegni o scritte decorative. Credo che sia bene distinguere l'una e l'altra cosa, pur tenendo presente che anche i disegni, o le produzioni più sofisticate, possono piacere o meno. Sicuramente nelle mie opere non c'è nessun intento violento, né di protesta. La gente è già abbastanza arrabbiata o di malumore normalmente, io non voglio certo dare ulteriori spunti per fomentare la rabbia, anzi. Al massimo, in alcune opere, metto un po' di ironia, in riferimento all'attuale situazione economica».

Ad esempio? «Una delle mie ultime affissioni raffigura due scoiattoli impegnati ad addentare del cibo: guardando bene vedrete che non è una nocciolina quella che hanno in mano ma una moneta da due euro. Come a dire che ormai abbiamo finito tutto e i soldi non si mangiano! Sto abbracciando l'idea di dare ai miei animali una connotazione più forte, legata all'attualità… magari nei prossimi mesi le mie opere si svilupperanno in quel senso».

Scrivere sui muri (siano essi in cemento, industriali o storici per la legge è uguale) è pratica illegale. Ti è mai capitato di essere “beccato” o multato? «Per ora no. Credo che chi mi vede percepisca che quello che faccio non è vandalismo, piuttosto un omaggio alla città. Però l’estate scorsa c’è stato un episodio divertente… Avevo appena finito di disegnare uno dei miei animali e non vedevo l’ora di attaccarlo. Così, preso dall’entusiasmo, ho preso disegno e colla e sono uscito alla ricerca del luogo adatto. Ero in braghe corte, ciabatte e canottiera, senza cellulare né portafoglio. Ad un certo punto, appena finita l’affissione, mi volto e vedo una volante della polizia che rallenta, studia la situazione poi fa inversione, torna indietro e rallenta di nuovo passandomi davanti. Poi però, forse vedendo anche il mio imbarazzo, se ne sono andati, avendo capito che non era certo una situazione criminosa».

Dove possiamo vedere alcune delle sue opere? «Una delle più visibili è un grande gatto giallo attaccato in un sottopasso di viale Piacentini. Gli scoiattoli mangiaeuro invece sono su viale Martiri di Piazza Tien An Men. Poi un grande orso in bicicletta in via Settembrini o un elefante azzurro lungo la A1».

Abbiamo notato che spesso i suoi animali compaiono assieme alle opere del Collettivo Fx. E' nata una collaborazione? «Sì, è stata una conoscenza casuale che ha portato ad una bellissima esperienza. Devo dire che, se lo stile pittorico del Collettivo è molto diverso dal mio, le motivazioni che ci portano ad agire sono le stesse: lasciare un segno, regalare qualcosa di bello alla collettività, inquinare il cemento. Credo che i miei disegni assieme ai loro siano di grande impatto. Insomma… ’som di brèv ragass!».

 

(Agnese Spinelli, intervista dell’11 settembre 2015)