Serafini Daniele, Tra le radici e l’altrove

Daniele Serafini, Tra le radici e l'altrove

L'Arcolaio Editore, Forlì, 2016 – interveti di Davide Rondoni e Angelo Andreotti

Ho inseguito la verità dellintelletto  nella curva veloce degli anni / e ancora non so / quale sia la lingua del cuore / ancora mi è ignota / la patria vera degli esuli. Questo è quanto scrive Daniele Serafini nella poesia Heimat, tratta da Tra le radici e laltrove, raccolta antologica con la sezione inedita Polvere di stelle, pubblicata dalla casa editrice Larcolaio. Vi sono vette che solo le ragioni del cuore sanno toccare, di fronte alle quali il rovello nevrotico della ragione si arrende. Ma la strada del cuore ha una sua lingua, è ardua da esplorare, e il poeta ne è consapevole.

Questa antologia racchiude una scelta fatta dall’autore, dalle opere precedenti: Paesaggio celtico (1993), Luce di confine ( 1994), Eterno chiama il mare (1997), Dopo lamore (2004), Quando eravamo re (2012). Volendo aggiungere un sottotitolo, proporrei Viaggio di un esule. A parlare è infatti un homo viator, che s’interroga sul possibile senso del suo e dell’altrui vagare, nella constatazione dell’inarrestabilità e fugacità del tempo che trascina con sé ogni bellezza, perché come si legge in Epigramma per Narciso, Così la tua beltà / si è spenta poco a poco / lontana da ogni perfezione / mesta in contemplazione / di un mito che permane / oltre la tua caduta. Il poeta sa che fondare l’esistenza assolutizzando la bellezza porterebbe ad un naufragio, lui, custode di una bellezza che viene da lontano, ed è impressa nella memoria che nonostante tutto resiste al logorio del tempo. Ne sono testimoni foto ormai ingiallite, come quella del padre aviatore a Campoformido, o di donne antiche con la fragranza di un fiore, che parlano di un tempo andato, eppure ancore vive nella loro fierezza; sono luoghi privilegiati del peregrinare senza sosta di un uomo dalle diverse patrie, che vive le incertezze, le passioni e gli smarrimenti  del suo essere qui e ora, dove Nulla ti devi negare / non la corsa avida del cuore, / LAltrove e lOltre, / la morte e nuove nascite,/ lardore delle rose / nellirrompere del sole.

La poesia di Serafini, pur rivolta  al presente, si muove sul filo dei ricordi, e in questo dolce, melanconico abbandono, affiorano in tutta la loro aristocratica imponenza le figure genitoriali, perché da lì ha avuto inizio il suo cammino, lì sono le radici, un già e non ancora.  Ma un rammarico lo coglie, ed è quello di non aver appreso la lingua friulana materna con “quella cadenza antica / di gesti e di parole, e vorrebbe fosse lalfabeto dei suoi giorni a venire, in quella lingua cantata da Pier Paolo Pasolini  con Poesie a Casarsa. Troviamo  nell’antologia di Serafini una carrellata di luoghi e di personaggi, e quel mare Adriatico con ardore di pineta, di resina e ansia di coralli, poi luoghi lontani e magici come Essaouria, con la sua Medina, roccaforte sull’Atlantico, città che a metà degli anni sessanta ospitò comunità hippy e artisti come Jimi Hendrix, Bob Marley, Sting, e dove Orson Welles girò parte del suo Otello. Ma questi luoghi impressi nella memoria del poeta sono anche luoghi di una sete d’amore, come leggiamo nei frammenti a due voci nella sezione da Dopo lamore del 2004, poi modificata nella sua successione. Ecco quindi Osservando segmenti di strade, ferrovie, fiumi, distendersi quali epifanie del cuore e della memoria: Rouen, Etretat, Honfleur, Deauville, Cabourg.  E una stanza all’Hotel Port Malo, Una stanza per stordire il desiderio La bottiglia di Chablis a metà. Tu che bevi il mio sguardo. Io che minarco nel tuo. Biancheria sparsa sul tappeto. Il mare che entra, in acuto di rose. Io che esco dalla tua vita. E il poeta sa, poiché scrive con la penna intinta nel sangue delle sue ferite, che l’amore chiama amore, ma anche che un amor saca a otro amor; è il gioco della vita, la tragedia della vita, gioco strambo del vento che va e viene, ci sei dentro ma non lo afferri, perché è mistero, è sempre un Altrove. Con questo volume, arricchito dai preziosi interventi di Davide Rondoni e di Angelo Andreotti, Daniele Serafini ci consegna un po’ le chiavi del suo cuore, scrigno di un poeta vero, dai versi intensi e raffinati.

 

Nevio Spadoni (da lacostruzionedelverso.wordpress.com)