Spedale degli Ebrei, Lugo

Lugo, Spedale degli Ebrei

e Opera Pia della Misericordia Israelitica

 

 

Nel XVII secolo il comune di Lugo dovette fronteggiare l’emergenza rappresentata dalla forte presenza ebraica. Dopo un primo tentativo di estrometterli, stipulò con loro una convenzione e istituì il Ghetto, con annesso portone, per accogliere la comunità ebraica, recuperando una sessantina di case in via Codalungo (oggi corso Matteotti), in base allo jus kazakà[1]. Agli ebrei era concesso il diritto di uso delle case del ghetto, concesse a canone bloccato, eccetto il caso in cui il proprietario avesse intrapreso lavori di evidente utilità. Il proprietario doveva sostenere le spese occorrenti per le riparazioni al tetto, ai muri portanti e ai pavimenti, mentre all’affittuario spettavano tutte le altre. Il ghetto venne abitato dal 1635, evacuando le case dei precedenti proprietari, e nel 1639 le fonti storiche ci riferiscono che erano ancora in corso i lavori per la costruzione dei portoni che sbarravano l’accesso alla strada, spesso ricorrenti in alcune antiche stampe. Al centro della via Codalunga sorgeva la Sinagoga, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Per i poveri della comunità israelitica erano attivi dal XIX secolo lo Spedale dell’Opera Pia il cui scopo principale consisteva nella somministrazione di carne e medicinali agli ebrei indigenti.

[1]  Il vocabolo significa originariamente presa di possesso di una data cosa, e quindi diritto di acquisto di abitazioni,
       negozi e altri beni necessari alla sussistenza.

 

(Fonte: Sonia Muzzarelli, Gli Spedali e le Confraternite nel Territorio Lughese, Centro Stampa dell’Azienda USL della Romagna, Ravenna, 2014)

Bibliografia: vedi scheda specifica