Il nome Zanelli è uno dei primi a comparire nelle vecchie carte faentine, o quanto meno nelle pagine dei più remoti cronisti della città. Lo troviamo per la prima volta citato nel Mittarelli, che ci parla d’un Zanello da Zuizanigo, in quanto a lui si deve la disposizione d’un legato a favore d’una chiesa. Maghinardo Pagani, morto nel 1302, raccomanda nel suo testamento i propri eredi alle cure di eminenti famiglie locali, menzionando fra queste i Zanelli. Quando nel 1501 Cesare Borgia stringe d’assedio Faenza per porre fine alla signoria dei Manfredi, il giovanetto Astorgio III è dato in custodia ad Achille Zanelli che prese parte attiva alla difesa della città. La più vecchia dimora della famiglia che ci sia nota era posta a Faenza, sull’attuale Corso Mazzini, sull’area che fu poi occupata dal palazzo Gessi; in tale loro casa i Zanelli ospitarono, al principio del sec. XVII, i Padri Carmelitani al loro arrivo a Faenza, prima che essi, acquistata l’area della vecchia chiesa parrocchiale di San Tomaso Apostolo, la demolissero per costruirvi l’attuale chiesa del Suffragio. Verso la fine del XVII secolo un Zanelli ebbe il titolo di conte dai Farnese, duchi di Parma e Piacenza, quando la grande casata si avviava ormai verso l’estinzione. Nel 1722 veniva alla luce quello tra i Zanelli che ha lasciato maggiore traccia di sé nella storia della città natale, cioè Scipione d’Antonio; a lui si deve l’ideazione di quel Canal Naviglio che doveva mettere in comunicazione Faenza con l’Adriatico, iniziato nel 1778 e condotto a termine in circa un decennio. Ad inaugurare la grandiosa opera venne lo stesso pontefice Pio VI, in onore del quale la nuova porta aperta verso nord nelle mura della città prese il nome di porta Pia. Non tutto si svolse in maniera facile e piana, perché sorsero presto litigi e controversie, specie col Comune di Faenza. Scipione Zanelli si trasferì a Roma per far valere i propri diritti, forte anche della sua parentela col pontefice, e a Roma si spense amareggiato e deluso nel 1792, trovandovi sepoltura in S.Onofrio. Non aveva mai contratto matrimonio, per cui suo erede, a differenza dei congiunti della sua stessa famiglia, fu il nipote Antonio Pasolini, del ramo cesenate dell’illustre famiglia, che al proprio nome unì quello dello zio, donde il sorgere d’una nuova branca di questa casata, i Pasolini Zanelli.
(Fonte: Biblioteca Comunale Manfrediana Faenza)