1943-07: 28 – Eccidio delle Reggiane

28.07.1943 - Eccidio delle Reggiane

Rimangono uccisi 9 operai, tra cui una giovane donna incinta, Domenica Secchi.

Il 25 luglio 1943 il re Vittorio Emanuele III fa arrestare Mussolini e annuncia la sua sostituzione con il maresciallo Badoglio. La popolazione festeggia nelle piazze la caduta del fascismo, auspicando che coincida con la fine della guerra. Nella provincia reggiana, a Gattatico, la famiglia Cervi offre alla cittadinanza una pastasciutta antifascista per festeggiare la deposizione del dittatore. Ma il nuovo regime prosegue la guerra; e mantiene un rigido controllo dell’ordine pubblico. Una famigerata circolare del generale Roatta, emanata il 26, vieta assembramenti di più di tre persone e ordina di aprire il fuoco, anche senza preavviso, contro “qualunque perturbamento dell’ordine pubblico “.

 Il 28 luglio a Reggio Emilia gli operai delle Officine Meccaniche Italiane “Reggiane”, la più grande fabbrica della regione, con oltre 11.000 dipendenti, decidono di sospendere il lavoro per reclamare la pace. La mattina un piccolo gruppo di operai antifascisti lascia i reparti senza preavviso; ma ben presto i manifestanti sono diverse migliaia. Si radunano nei viali della fabbrica, nel quartiere di Santa Croce; e si presentano all’uscita per sfilare in corteo verso la città. Inneggiano alla pace innalzando bandiere tricolori e ritratti del re. Le guardie giurate dello stabilimento chiamano in causa la forza pubblica: un plotone di bersaglieri si schiera in assetto da guerra davanti ai cancelli. Sentendo partire alcuni colpi dall’interno dello stabilimento, il tenente che comanda il reparto ordina di fare fuoco e poi procede personalmente a indirizzare la mitragliatrice ad altezza uomo.

 Rimane uccisa una giovane donna incinta, Domenica Secchi e altri otto operai (Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari e Angelo Tanzi); decine di altri riportano ferite da arma o lesioni causate dal panico. Quando in città si sparge la notizia della strage, vi sono diverse manifestazioni di protesta, che si replicano anche nei giorni successivi. In tutta Italia sono 83 i morti nei cinque giorni dopo il cambio di regime.

(Fonte: www.resistenzapp.it)

 

 

Bibliografia
Paolo Spriano, Gli scioperi del marzo 1943, in "Studi storici", 1972, 4, pp. 727-761
Tim Mason, Gli scioperi di Torino del marzo 1943, in L'Italia nella seconda guerra mondiale e nella resistenza, Angeli, Milano 1988, pp. 399-422
Claudio Della Valle, Gli operai contro la guerra, in Valerio Castronovo, a cura di, Storia illustrata di Torino. Torino dal fascismo alla Repubblica, Vol. 7, Sellino, Milano 1993, pp. 1981-2000