"Ai nostri gloriosi caduti primi liberatori della patria martoriata." (dalla lapide posta davanti alla caserma Italia nel 1980)
Venerdì 6 agosto 1943 si incontrano a Tarvisio il Ministro degli Esteri italiano Guariglia e quello del Reich Von Ribbentrop, con i rispettivi capi di stato maggiore (Ambrosio e Keitel). Le due parti si confermano fiducia, ma in realtà l’incontro sancisce la fine della collaborazione. Pochi giorni dopo gli italiani concludono l’armistizio e i tedeschi portano a termine l’operazione Alarico.
La sera dell'8 settembre, al momento dell’annuncio via radio di Badoglio, alla Caserma Italia di Tarvisio sono presenti circa 300 soldati, in prevalenza Guardie alla Frontiera (Gaf). Il loro compito, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, era stato quello di proteggere la statale Pontebbana da atti di sabotaggio, vigilando anche sulla sicurezza dei valichi di Coccau-Porticina e Ratace. Le parole di Badoglio, che in molte sedi provocano incertezza e smarrimento, alla Caserma Italia vengono colte immediatamente come il preludio a un attacco tedesco. Il comandante del XVII settore Gaf di Tarvisio, tenente colonnello Giovanni Jon, un alpino piemontese, impartisce disposizioni per la difesa della caserma, affidata al comandante di complemento Bruno Michelotto. Jon cerca anche di avere rinforzi o almeno notizie da Udine, tramite il centralino di Tarvisio, alla cui difesa era stato assegnato il plotone antiparacadutisti aggregato alla GaF; al posto telefonico agisce quel giorno una ragazza di Cormons, Luigia Picech, detta Gigia, che aveva sostituito la più giovane sorella Rosa intuendo il pericolo.
Le SS sono presenti in Val Canale con un battaglione a Camporosso e un intero reggimento a Usovizza; diverse divisioni in transito sono acquartierate nella vicina piana di Arnoldstiein, appena oltre il confine. Alle 2 il colonnello Hans Brand ordina a Jon la consegna delle armi entro un’ora di tempo. L'ultimatum viene respinto. Allo scadere del tempo, alle 3.00 giunge in caserma una delegazione per intimare la resa. Viene respinta e si avvia una battaglia. Si tratta di uno scontro impari, che si conclude alle 9.15, dopo circa sei ore di lotta, quando, terminate le munizioni, il presidio italiano chiede la resa, concessa con l'onore delle armi. Sul campo restano 25 uomini della Gaf; altri quattro muoiono in ospedale per le ferite riportate. 32 i feriti. Almeno 80 i tedeschi uccisi. I GaF superstiti, 95, vengono deportati in Germania; tra loro anche il comandante Michelotto, poi decorato con la medaglia d'argento al valor militare. Stesso riconoscimento verrà assegnato alla Picech, che dopo aver compiuto fino all’ultimo il suo dovere, rimane ferita, ma viene salvata da un amico di famiglia, Hans Planger, fiduciario del Terzo Reich a Tarvisio che riesce a farla scappare nascondendola in un carro di fieno.
(Fonte: www.resistenzapp.it)
Bibliografia
Antonio Russo, Come foglie al vento, Tarvisio, 1993
Antonio Russo, Alle porte dell'inferno, Tarvisio, 1993
Giuseppe Mariuz, Guerra e resistenza: il conflitto mondiale e i riflessi locali, Pordenone, 1996