3.04_Beata Vergine delle Grazie di Faenza

Beata Vergine delle Grazie di Faenza

Affresco di mano ignota, ma apparentemente dipinto da maestro di cultura tardogotica veneta.

 

[1] A Faenza il culto per la Beata Vergine delle Grazie risale ai primi del XV secolo. La Cronica Conventus Sancti Andreae de Faventia composta nel convento dei Domenicani verso la fine del XV secolo [2], riporta la leggenda della sua origine: nel 1412, mentre la peste sconvolgeva la città, una matrona di nome Giovanna raccontò di aver visto la Madonna che, con le braccia aperte e stringendo tre frecce spezzate per mano, le disse che la collera divina si sarebbe ugualmente spezzata se il vescovo avesse indetto un digiuno universale ed una processione penitenziale per tre giorni consecutivi. La visione della donna venne ascoltata e l’impegno immediatamente assolto, liberando la città dal terribile morbo. Al termine della pestilenza fu dipinta un’immagine della Madonna su un muro della chiesa di Sant’Andrea, come voto per la liberazione dalla calamità. L’affresco, di mano ignota ma apparentemente dipinto da maestro di cultura tardogotica veneta, venne poi staccato dal muro e trasportato in cattedrale, e probabilmente proprio in quell’occasione andarono perse la metà inferiore del corpo e gran parte delle braccia, senza che tuttavia questo possa far dubitare dell’iconografia tipica con sei frecce, in quanto ampiamente attestata sin dal XVI secolo. [3]

All’epoca l’immagine della Madonna protettrice, raffigurata secondo questa tipologia, era molto comune: veniva chiamata Madonna della Misericordia e la caratteristica che la contraddistingueva erano le frecce dell’ira divina che si spezzavano contro la sua veste, sotto alla quale cercavano riparo i fedeli [4]. Alla Madonna delle Grazie in questa sua nuova veste venne consacrato un altare nella chiesa Di S.Andrea in Vineis (l’attuale San Domenico) il 12 maggio 1420, e da qui il culto ha avviato la sua diffusione. Molte volte ancora la città di Faenza si è rivolta alla Vergine delle Grazie. Dopo il 1630, quando la città si salvò dalla peste, la Madonna venne incoronata, proclamata patrona e protettrice della città, di cui le furono offerte le chiavi in una solenne cerimonia avvenuta il 18 maggio 1631. Ancora, in occasione del terribile terremoto che colpì Faenza nel 1781, in cui vi furono gravissimi danni ma non vittime, il Magistrato fece voto alla Madonna che per cinquant’anni, nell’anniversario del terremoto (4 aprile), si sarebbe celebrata una festa in suo onore (festa che si celebra ancor oggi, in aggiunta alla festa omonima della seconda domenica di maggio). A seguito dell’epidemia di colera che andava diffondendosi per l’Italia, nel 1836 una seduta consiliare decise di esporre grandi rilievi in terracotta raffiguranti la Vergine sulle mura cittadine. L’immagine, riprodotta in sei copie e murata l’anno seguente nelle porte della città, fu realizzata da Don Valenti, e presenta al centro un ovale raffigurante l’apparizione della Madonna a Giovanna, sullo sfondo una torre merlata del ponte romano oggi non più presente, e agli angoli quattro medaglioni con mezzobusto dei santi patroni faentini: Savino, Pier Damiano, Emiliano e Terenzio. [5] L’immagine è ancor oggi una delle più diffuse, tuttavia ci si imbatte spesso in una Madonna delle Grazie, il cui attributo fondamentale rimangono le sei frecce spezzate, rappresentata semplicemente a mezzobusto, o sorretta da una nuvola.

È stata proclamata il 25 marzo 1931, in occasione del III centenario della prima incoronazione, “Patrona Principale della città e della Diocesi”, titolo confermatole da Papa Pio XI che la volle nuovamente incoronata a suo nome. L’antica immagine, riportata su tavola nel 1948, è oggi venerata nella cattedrale della città.

 

[1] Sulla Beata Vergine delle Grazie di Faenza: A.Savioli, L’immagine della Beata Vergine delle Grazie di Faenza e le sue derivazioni, Firenze 1962; La Madonna delle Grazie di Faenza: notizie storiche, a cura dell’Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie, Faenza, 2000

[2] F.Lanzoni, La Cronaca del Convento di Sant’Andrea di Faenza, Città di Castello 1911

[3] Ivi p.16 nota 5

[4] B.Venturi, Edicole e immagini devozionali tra realtà storia e tradizione, (a cura di) E.Morigi, B.Venturi, Edicole devozionali del territorio ravennate.
Comuni di Alfonsine, Bagnacavallo, Ravenna e Russi, Longo Editore, Ravenna 2004, p.39

[1] Ibid

 

Ilaria Danesi