Avveduti Giulio

Avveduti Giulio

Lugo 13 maggio 1889 - Lugo (?) 1986

Pittore e decoratore, Avveduti è nato a San Potito il 13 maggio 1889. Si iscrive giovanissimo alla Scuola comunale di Disegno e Plastica di Lugo diretta dallo scultore e pittore Domenico Visani. Stringe amicizia con l’artista cotignolese Luigi Varoli. Dal 1909 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna con Morandi, Licini e Romagnoli. È allievo di Augusto Majani e di Cesare Ruina.

A Bologna, Avveduti frequenta Alfredo Protti. Le opere giovanili attestano una propensione dell’artista per la tradizione naturalistica ottocentesca. È attratto dalla grande lezione degli impressionisti francesi. Al termine del primo conflitto mondiale, fa ritorno a Lugo, dove si stabilisce definitivamente. Qui inizia un’intensa attività come ritrattista. Con soggetti di genere, nature morte e paesaggi segue l’esempio dell’amico Giovanni Romagnoli, operando nel solco di una pittura di realtà, ricca di sentimento e di poesia. Saltuariamente si dedica anche alla decorazione murale, con scene di soggetto religioso come quelle realizzate per l’Ospedale Umberto I di Lugo. Tra gli anni Venti e Quaranta è presente ad alcune tra le più rilevanti mostre e rassegne d’arte in ambito romagnolo. Nel 1956 cura il ripristino delle decorazioni pittoriche della chiesa di San Giacomo in Lugo, con la collaborazione di Francesco Verlicchi. Nello stesso anno partecipa alla Prima Mostra Nazionale degli Artisti Romagnoli a Palazzo del Podestà di Bologna. Nell’ultima fase della sua lunga attività Avveduti ripropone i motivi salienti della sua pittura, ma con uno stile progressivamente meno ricco di spessore materico e di vigore tonale.

È stato maestro di molti pittori romagnoli. Muore a Lugo nel 1986, nella casa di Via Gramsci dove risiedeva con la moglie. Tre grandi mostre antologiche vengono dedicate all’artista a Bagnacavallo nel 1977, a Lugo nel 1985, un anno prima della scomparsa, e nel 1999-2000 nelle Sale delle Pescherie della Rocca.

Avveduti è un pittore con personalità e connotazioni artistiche ben distinte. La sua pittura si basa sulla qualità dei rapporti di colore, di materia e di forma, mentre la sua notorietà è affidata alla quotidianità del lavoro, al fatto di potervi riconoscere la vita, le cose e un mondo di esprimersi di tutti i giorni come uno specchio familiare che ci accompagna da sempre. Ciò è reso possibile da una buona rudezza del mezzo pittorico, accompagnata da una costante intenzione di ricerca tonale che più compiutamente arriva a esprimersi in alcune nature morte degli anni sessanta dai colori fusi, come di pastello, in cui gli oggetti domestici tendono a sciogliersi in atmosfera cromatica partecipe di una corretta pittura figurativa tonale che caratterizza aree culturali diverse ma senza rilevanti differenziazioni di atteggiamento. Di stampo espressionistico, il suo modo di dipingere provoca anche un senso d'attesa poiché, proprio nella stesura del colore, le stesse tonalità sembrano elaborate per stimolare il ricordo di atmosfere d'ambiente. La pennellata propone un cromatismo gentile, quasi sfumato negli ultimi piani, in cui un voluto equilibrio tonale prevale su quello decorativo. Con ciò, l'artista recupera il paesaggio in chiave neonaturalistica, interpretandolo in una sintesi comprensiva di profondità e di trasparenza. Il pittore non disdegna poi il nudo femminile, inserendo nei suoi dipinti quell'emozione intensa senza la quale l'incarnato dei nudi non palpiterebbe di vita, quasi respirasse. Nelle diverse pose assunte dalle modelle, pare evidente l'intento di coglierne gli aspetti positivi del carattere, pur conscio di quanto possono richiedere i sensi nei momenti dell'esaltazione amorosa. Nel viso di queste sue donne lo sguardo è spinto altrove, in un ipotetico connubio col sogno mentre il sorriso resta scritto sul pensiero. Sono anche nudi caldi, apparentemente abbandonati nel riposo, ma carichi di vita.