Bagnara, Asilo infantile e cinematografo

Bagnara, asilo infantile e cinematografo

 (1910 – 1945) - Via Pietro Bacchi angolo Via Terraglio a Mezzodì

 

L’attuale via intitolata al pittore bagnarese Pietro Bacchi (1511-1590 ca.), già Via del Corso e Corso Principe Amedeo, era ed è ancora la strada più lunga all’interno della cinta muraria del castello di Bagnara. Su di essa si affacciavano molte botteghe. Le abitazioni costruite sul lato destro della strada, discendendo dal Terraglio a Mezzodì, avevano sfruttato le imponenti mura quattrocentesche appoggiandovi le nuove costruzioni per risparmiare non pochi mattoni. Alcuni avevano addirittura ricavato porte sul retro per accedere direttamente a Viale Matteotti, snaturando l’aspetto ancora intatto del borgo fortificato. Un edificio tra questi aveva una posizione davvero d’eccellenza visto che il cortile di pertinenza comprendeva il torrione circolare dell’angolo sud-est delle mura.
Nel 1910 la casa, di proprietà della famiglia Beltrami, fu messa a disposizione delle suore del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, fatte venire a Bagnara dall’Istituto Morelli di Lugo dietro volontà dell’arciprete per fondare un asilo infantile e una scuola femminile di lavoro. Le stesse consorelle, per avere un luogo di preghiera a loro comodo, fondarono un piccolo Oratorio dedicato al proprio ordine. L’attività dell’asilo fu un servizio accolto con gratitudine dalla popolazione bagnarese. I bambini avevano un bello spazio all’aperto per giocare sotto l’occhio vigile di suor Arcangela e venivano ben nutriti dall’ottima cucina di suor Giacinta. La grande sala al pian terreno, utilizzata nei giorni di pioggia e per le attività didattiche, dal 1936 si trasformò in sala cinematografica.
A Bagnara la grande invenzione dei fratelli Lumière arrivò per la prima volta nel 1925 grazie agli sforzi del maestro Raffaele Galliani; il proiettore a cassetta fu collocato inizialmente nella Casa del Fascio, situata nell’attuale Piazza della Repubblica. Ad affiancare Galliani un ragazzino di appena otto anni, Mario Laderchi, sveglio e con un buon braccio per girare la manovella. Mario raccontò che non era facile riuscire a stare concentrati sulla pellicola tanto era il brusio degli spettatori che oltretutto “i fumèva com’i turc”. Le pellicole, ancora mute e dotate di fotogrammi con il testo esplicativo non erano comprensibili da tutti (molti non sapevano leggere) quindi, a turno, alcuni volontari leggevano ad alta voce per gli spettatori. Nel 1930 furono affittati al Dopolavoro Fascista i locali della Rocca Sforzesca: l’attuale Sala Consiliare fungeva da sala cinema. Il Laderchi, oramai esperto, fu il primo operatore cinematografico del paese. Il Dopolavoro smise di occuparsi del cinema nel 1936, così i dirigenti dell’Azione Cattolica decisero di assumerne la gestione scegliendo come sede la sala dell’asilo delle suore in via Bacchi che, per l’occasione, veniva preparata con sedie e oscurata con pesanti tende alle finestre. L’elegante palazzina venne dotata della grande scritta “CINEMATOGRAFO” sulla parete sud, ben visibile anche da fuori le mura e un lampioncino illuminava l’ingresso per le proiezioni serali. Il Laderchi si recava una volta la settimana alla Casa di Distribuzione e Noleggio Film a Bologna per scegliere le pellicole, possibilmente economiche. È giunta a noi testimonianza di quanto avvenuto il 25 luglio 1943, ultima domenica di luglio, nel pieno dei festeggiamenti del Pubblico Voto: la proiezione del film biografico “Angeli senza Paradiso” del regista austriaco Willi Forst sulla vita del musicista Franz Schubert fu bruscamente interrotta dall’irrompere in sala dell’arciprete Alberto Mongardi giunto per annunciare che Benito Mussolini era stato arrestato dietro ordine del Re: era la fine del Regime. Alcuni spettatori uscirono sbigottiti, il film riprese, ma oramai nessuno era più interessato a Schubert.
Nel 1944 l’attività si interruppe per l’avvicinarsi delle truppe alleate. Laderchi tentò di nascondere il proiettore, ma i tedeschi arrivarono prima e lo requisirono. Il 10 aprile di quell’anno, durante il bombardamento a tappeto che aprì la strada all’VIII Armata Britannica, l’edificio che ospitava asilo, cinema e Cassa Rurale (aperta al secondo piano), fu ridotto in macerie.

                                                                                                            Lisa Emiliani

Fonti
TONINO PINI e VALDO PIRAZZINI, Un film lungo 50 anni, “Giornale di massa”, novembre 2015;
TONINO PINI, Il cinematografo, “Giornale di massa”, ottobre 2006;
ERNESTO CASADIO, Bagnara di Romagna. Toponomastica nella storia, Pavaglione, Lugo, Walberti, 1988;
P. SERAFINO GADDONI, Le Chiese della Diocesi d’Imola. Vol. III. Comuni: Lugo, Conselice, Massalombarda, Cotignola, S. Agata Sul Santerno, Mordano, Bagnara, a cura di P. Bruno Monfardini, Imola, Diocesi di Imola, 2008;
MINO MARTELLI, I dodici secoli di Bagnara di Romagna (secc. IX-XX). Un aspetto di vita romagnola nella preistoria, nella storia, nella cronaca, Faenza, Fratelli Lega, 1971;
Testimonianza raccolta da Gabriella Raffelini e Tonino Pini.