La memoria di questa chiesetta di Campagna dedicata a san Filippo Neri è ancora viva nella memoria della comunità bagnarese, soprattutto in quella di chi vive o viveva nella località che ne prendeva il nome sul confine bagnarese verso Lugo. La costruzione nel fondo, detto Gogne, di proprietà della stessa famiglia Marescotti dell’Oratorio di San Luigi Gonzaga, risaliva al 1704 (e non al 1726 come erroneamente indicato dal Martelli ne “I dodici secoli di Bagnara di Romagna”), quando la chiesa fu benedetta da don Cappuccino Bonaventura Barberini, futuro arcivescovo di Ferrara. Dalle descrizioni giunte fino a noi sappiamo che il luogo di culto era di dimensioni modeste e coperto da un soffitto in travi di legno, eccetto la cappella. La semplice facciata a capanna era stata realizzata con mattoni intonacati; il portone, non molto grande, era al centro della facciata. Sulla cuspide era posta una croce in ferro battuto. Accanto alla cappella, sul lato sinistro, si apriva la piccola sacrestia, dotata di un ingresso autonomo e sormontata da un campanile a vela. Sull’altare facevano bella mostra sei candelieri dorati e un dipinto su tela rappresentante “San Filippo Neri e la Vergine”.
Dopo il 1930 sulla parete sinistra venne ricavata una nicchia per ospitare una statua lignea del Santo a grandezza naturale, ora conservata nel Museo Parrocchiale di Bagnara. Anche gli arredi di pregevole fattura, tra cui un confessionale Settecentesco, un inginocchiatoio e otto banchi, testimoniavano l’importanza del luogo di culto. Nel 1709 un legato di 100 scudi di Battista Matteucci stabiliva l’obbligo di 30 messe l’anno.
La Chiesa di San Filippo non fu abbattuta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, come indicato su alcuni testi, dato che fino al 1960 tutte le domeniche e durante le festività Monsignor Alberto Mongardi vi celebrava la messa alle ore 9,30.
La sacralità della zona però non si limitava all’Oratorio, ma comprendeva anche la grande quercia che sorgeva dall’altra parte della strada, quasi di fronte alla chiesetta di San Filippo. Il secolare albero fungeva da confine, segnava il crocevia secondo l’antica usanza di piantare alberi sacri sui quali erano poi collocate statuette votive di divinità. Il Cristianesimo assorbì la pratica e così, su quella quercia fu collocata una piccola edicola in legno ospitante una maiolica policroma raffigurante una Madonna con Bambino. In quel crocevia si respirava una cristianità vera e sincera da parte dei residenti e dei passanti che si fermavano per una preghiera, ma era anche un luogo d’incontro dove ci si fermava a parlare attardandosi nelle ore serali.
All’inizio degli anni Sessanta, la Chiesetta cominciò a manifestare cedimenti strutturali che avrebbero richiesto un’esosa spesa di restauro e così, senza alcun preavviso a metà del decennio, ebbe inizio la demolizione dell’edificio nonostante le proteste di molte famiglie di San Filippo. Pare che i lavori siano stati molto impegnativi, quasi la Chiesetta volesse resistere, ma alla fine quei saldi muri settecenteschi cedettero e sull’incrocio rimase solo un cumulo di pietre antiche che furono recuperate e riutilizzate per costruire le mura di confine di una nobile residenza nelle vicinanze. Dopo qualche anno anche la quercia, che non aveva ceduto al tentativo di abbattimento da parte dei soldati tedeschi in ritirata nel 1945, fu brutalmente segata. La località di San Filippo perse due beni storici cancellati con scarso senso della fede e della storia.
Lisa Emiliani
Fonti
Mino Martelli, I dodici secoli di Bagnara di Romagna (secc. IX-XX). Un aspetto di vita romagnola nella preistoria, nella storia, nella cronaca, Faenza, Fratelli Lega, 1971;
Tonino Pini e Valdo Pirazzini, La Chiesa di San Filippo e la quercia sacra di via Pigno, “Giornale di massa”, ottobre 2014;
Ernesto Casadio, Bagnara di Romagna. Toponomastica nella storia, Pavaglione, Lugo, Walberti, 1988;
Serafino Gaddoni, Le Chiese della Diocesi d’Imola. Vol. III. Comuni: Lugo, Conselice, Massalombarda, Cotignola, S. Agata Sul Santerno, Mordano, Bagnara, a cura di P. Bruno Monfardini, Imola, Diocesi di Imola, 2008.