Tra i vari luoghi di culto scomparsi nel secolo scorso va citato anche l’Oratorio dell’Annunciazione, fatto costruire da Francesco del fu Marcantonio Bacchi, ricco possidente di un esteso fondo sulla curva della Via Lughese (attuale Via Madonna) poco fuori le mura cittadine. Il terreno era un prato erboso con pochi alberi da frutto che si estendeva fino alla Via Giuliana.
La cappella, già provvista degli arredi sacri e di una campanella dal 1681, fu benedetta il 12 maggio 1684 per ordine del vicario apostolico di Imola dall’arciprete don Giovanni Mamoni. La chiesina, già nell’Ottocento necessitò di un restauro, curato da don Pietro Bacchilega; ne seguì un secondo nel primo decennio del Novecento da parte della famiglia bagnarese di Farina Astorre, ultima proprietaria della Chiesa.
Inizialmente il fondo su cui sorgeva era chiamato la Breta e poi, dal nome dei proprietari, la Bacca che i fedeli utilizzavano anche per riferirsi all’Oratorio stesso essendovene molti in territorio bagnarese. Dalle schede redatte da Padre Serafino Gaddoni sappiamo che la chiesina misurava 8 x 4,5 m., che sull’altare vi era un quadretto dell’Annunciazione e che la campanella era stata fusa dall’imolese Antonio Landi nel 1684.
Più dettagliata, e forse anche sentimentale, è la descrizione che ne fece il canonico Pietro Gambetti nel 1946: «era un bell’edificio in pietra, costruito senza economia e con eleganza, seppur dalle linee semplici. La facciata, in laterizio era dominata da una porta centrale sormontata da una grande lunetta che rendeva l’ambiente interno molto luminoso. Si arrivava invece alla struttura che sosteneva la campana, da una porticina laterale. Il suono di quella campana era armonioso e al contempo deciso.»
All’interno l’ambiente rettangolare, reso arioso da una tinta avorio, era sormontato da una volta a botte. Un arco trionfale con due lesene con capitelli delimitava il presbiterio, rialzato di un gradino, ma privo di balaustra. L’altare, dalla linea classicheggiante, realizzato in scagliola bianca, era privo di tabernacolo, ma adornato da quattro candelabri in noce scuro. La pala d’altare era appunto una tela raffigurante il momento dell’Annunciazione. Il Gambetti la descrive con molta attenzione, sottolineando l’atteggiamento inconsueto della Vergine, intenta a cucire e sottolinea la bellezza dei volti di Maria, dell’Angelo e del Padre Eterno. Non ne conosciamo l’autore, ma dalla descrizione possiamo supporre si trattasse di un’opera davvero pregevole, incorniciata da un’ancona dipinta a tinte fredde e con colonne e capitelli, opera di un bravo decoratore.
Dalla visita pastorale del 1692 si deduce che per volontà del fondatore erano d’obbligo quattro messe settimanali e che, salvo per le celebrazioni, il portone veniva tenuto chiuso per sicurezza, forse a causa di qualche tentativo di furto del corredo sacro.
Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, la chiesa veniva abbellita con stendardi e ceri che onoravano la festività. Nel mese di maggio, ogni sera vi si recitava il Rosario.
A inizio secolo scorso la chiesa era tenuta in ordine da un certo Marco Laderchi (detto Marchì d’Manò) che la sera si sedeva sempre sul gradino dell’ingresso, punto di aggregazione per il trébbo serale tra i vicini. La sorella Francesca custodiva e lucidava gli arredi sacri. Anche in questo luogo, in cui il tempo sembrava essersi fermato, l’orrore della guerra infine giunse il 29 gennaio 1945 alle sette della sera: tutto il paese tremò per lo scoppio del macello comunale, utilizzato come deposito di munizioni dai soldati tedeschi. L’esplosione fu così violenta da radere al suolo anche la Bacca e la casa dei fratelli Laderchi che miracolosamente furono ritrovati ancora vivi tra le macerie di quel posto tanto amato.
Lisa Emiliani
Fonti
Mino Martelli, I dodici secoli di Bagnara di Romagna (secc. IX-XX). Un aspetto di vita romagnola nella preistoria, nella storia, nella cronaca, Faenza, Fratelli Lega, 1971;
Tonino Pini e Valdo Pirazzini, La chiesetta della Bacca, “Giornale di massa”, maggio 2014;
Ernesto Casadio, Bagnara di Romagna. Toponomastica nella storia, Pavaglione, Lugo, Walberti, 1988;
P. Serafino Gaddoni, Le Chiese della Diocesi d’Imola. Vol. III. Comuni: Lugo, Conselice, Massalombarda, Cotignola, S. Agata Sul Santerno, Mordano, Bagnara, a cura di P. Bruno Monfardini, Imola, Diocesi di Imola, 2008.