Biancini Angelo

Angelo Biancini

Castel Bolognese 25 aprile 1911 – ivi 3 gennaio 1988

 

Il padre lo avvia ad un corso per ebanisti e intagliatori alla Regia Scuola di arti e mestieri “F. Alberghetti” di Imola e successivamente, nel 1929, si iscrive al Regio Istituto d’arte di Firenze dove frequenta soprattutto lo studio dello scultore Libero Andreotti fino alla sua morte nel 1933. Si diploma nel 1934 nel III Corso della sezione “scultura decorativa arte del legno”.

Ottiene i primi riconoscimenti in mostre e rassegne d’arte di ambito locale, come il Premio Rubicone a Rimini nel 1934. Partecipa, sempre nel 1934, per la prima volta alla Biennale di Venezia (in cui sarà presente anche in edizioni successive e continuativamente dal 1948 al 1958). Realizza, nel 1935, la statua dell’Atleta vittorioso nel Foro Mussolini, oggi Stadio dei Marmi. Nello stesso anno espone alla II Quadriennale d’arte nazionale a Roma. Con oggetti realizzati dall’ENAPI (Ente Nazionale per l’Artigianato e le Piccole Industrie) su suo disegno partecipa, nel 1936, alla VI Triennale di Milano e nel 1937 realizza due gruppi statuari per il Ponte delle Vittorie a Verona.

Dal 1937 al 1940 si trasferisce, per iniziativa di Gaetano Ballardini, a Laveno per collaborare con Guido Andlovitz alla direzione artistica della Società Ceramica Italiana. Nel 1938 espone, fuori concorso, un gruppo di opere dalla S.C.I. (Società Ceramica Italiana) di Laveno al I Concorso nazionale della ceramica di Firenze. Elabora nel 1941-1942, i modelli per tre statue (La Virtù militare, La Pittura, La Medicina) per il Palazzo della Civiltà Italiana (ora Palazzo della Civiltà del Lavoro) a Roma.

Nel 1943 entra all’Istituto d’arte della Ceramica di Faenza, e nel dopo guerra, subentrerà a Domenico Rambelli nella cattedra di Plastica. Già in questi anni la figura di Biancini emerge come una delle più autorevoli tra le nuove leve della scultura italiana. Nel 1946 riceve il Premio Faenza con Annunciazione, opera in ceramica maiolicata da Anselmo Bucci. Otterrà nuovamente il prestigioso riconoscimento nel 1957 con Gesù tra i dottori.

Nel dopoguerra partecipa alla grande mostra della scultura italiana organizzata dalla Galleria della Spiga di Milano nel 1946 con l’opera Derelitto del Senio. Le due personali milanesi del 1948 e del 1956 alla Galleria San Fedele lo impongono ulteriormente all’attenzione della critica nazionale. Tra le opere monumentali si segnalano i rilievi per la nuova Basilica di Nazareth (1959), il baldacchino del tempio dei Martiri Canadesi a Roma (1961), il ciclo scultoreo per l’Ospedale Maggiore di Milano (1964).

Seguiranno i lavori della Chiesa dell’Autostrada del Sole di Firenze, per l’Hospitium di Camaldoli, per il Palazzo della FAO a Roma, Arenzano, Algeri, Buenos Aires e tanti altri. Tra le opere a carattere commemorativo si ricordano il Monumento alla Resistenza di Alfonsine (1972) e i monumenti a Grazia Deledda a Cervia (1956), a Angelo Celli a Cagli (1958), a Alfredo Oriani a Casola Valsenio (1963) e a Don Minzoni ad Argenta (1973). Nel 1973 gli viene riservata una sala personale nella Collezione d’Arte Moderna Religiosa dei Musei Vaticani. Nel 1981 lascia l’Istituto d’Arte di Faenza e continua a lavorare in uno studio nelle immediate vicinanze della scuola. Muore il 3 gennaio 1988.

(Franco Bertoni)

 

Bibliografia
Franco Bertoni (a cura di), Angelo Biancini. Sculture e ceramiche dagli anni Trenta al Dopoguerra,
Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, 2006, p. 104
Giovanni Fallani, Valerio Mariani, Giorgio Mascherpa, Collezione vaticana d'arte religiosa moderna,
Milano, Silvana Editoriale d'arte, 1974, pp. 88, ill. 11 e 301-309,
Vittorio Sgarbi (a cura di), Scultura italiana del primo Novecento, Bologna, Grafis Edizioni, 1993, pp. 46-47