Cotignola, Porta della Castellina

Cotignola, Porta della Castellina

 (XIII secolo – 1832) - Inizio corso Sforza, già Strada Castellina

È una delle tre porte dalle quali si poteva accedere al centro di Cotignola, che si presentava, pertanto, fino alla fine dell’Ottocento, come una Fortezza o, meglio ancora, una piccola Rocchetta. Mentre la più antica, quella detta Porta del Ponte, in quanto vicina al Ponte di legno sul fiume Senio, fu abbattuta intorno al 1896, le altre due porte furono invece demolite, secondo alcune fonti, entrambe nel 1832, mentre altre testimonianze ritengono più probabile che, almeno la porta della Castellina, che si trovava vicino alla torre d’Acuto, fosse presente ancora nei primi decenni dopo l’Unità d’Italia. In quel tempo sappiamo comunque per certo che la condizione delle strade del centro di Cotignola era piuttosto disastrosa, con le due piazze continuamente allagate e ricoperte di fango ed in alcune zone, come quella vicino al Conservatorio delle Orfane, l’acqua ristagnava provocando preoccupazioni di carattere igienico, tra le proteste degli abitanti del luogo.

La porta della Castellina si trovava sicuramente in quello che viene considerato l’agglomerato più antico di Cotignola, un gruppo di case cioè che si sarebbe formato attorno all’antica Pieve che, con la sua vecchia torre quadrata, si trovava nella zona dove poi sarebbe sorta la torre d’Acuto, su cui, presumibilmente all’inizio del Seicento, verrà installata la campana civica, conosciuta con il nome di «E Campanô». Nella zona vicina alla porta della Castellina era presente, almeno nel corso del Quattrocento e nel secolo seguente, una comunità ebraica, con la presenza anche di una piccola sinagoga di cui però non si dispone di nessuna documentazione. Girolamo Bonoli, qualche secolo dopo, scriverà che qui si era formato un “piccolo ghetto”, nel quale era presente un banco feneratizio, il cui ultimo conduttore fu un certo Abramo da Castro e, oltre al prestito di denaro, venivano anche regolarmente gestiti gli affitti di possedimenti e di case e la compravendita di animali. Ancora verso la fine del Cinquecento la loro presenza è confermata da un accordo che il consiglio della comunità di Cotignola stipula con due banchieri ebrei ai quali era lecito far pagare l’usura e tenere aperto, altresì, un negozio di “strazzeria”, compiere cioè quel piccolo commercio di cose usate, come abiti o oggetti di seconda mano, che fu l’unica attività concessa agli ebrei, non solo a Cotignola, ma anche altrove, oltre ai banchi di prestito. Costretti gli ebrei a lasciare poi Cotignola in seguito alla “devoluzione” del 1598, l’area della Castellina rimarrà una zona sempre densamente popolata almeno fino all’inizio del Novecento.

L’unica immagine che disponiamo della porta della Castellina è un acquerello dello scenografo faentino Romolo Liverani, della prima metà dell’Ottocento. La strada, che si apre subito dopo la porta, era chiamata Contrada grande (corrispondente oggi a corso Sforza) con, sulla destra, in ordine di successione, la torre d’Acuto, il campanile della chiesa del Suffragio e la torre dell’orologio, dei quali l’ironia della sorte volle che, nella notte di Capodanno del 1944, i tedeschi decidessero di abbatterli, offrendo così agli increduli cotignolesi un macabro augurio di un “buon anno”. La loro decapitazione, che aveva provocato, tra l’altro, la distruzione anche della storica osteria d’Piciùcc, luogo storico di ritrovo dei repubblicani cotignolesi, verrà seguita, di lì a qualche ora di demolire una parte del campanile della Collegiata e la Torretta del Credito romagnolo che si trovava di fronte alla chiesa arcipretale.

                                                                                                                                    Giordano Dalmonte

 

 

Fonti
Chiara Guarnieri-Giovanna Montevecchi (a cura di), Cotignola tra archeologia e storia. Le vicende di un territorio, Fusignano, Grafiche Morandi, 2006;
Giuseppe Berdondini, Appunti per una storia di Cotignola, Faenza, Tipografia faentina, 1971;
Giordano Dalmonte, Centoquarantacinque giorni sul Fronte di Cotignola. 17 novembre 1944 – 10 aprile 1945, Cotignola, Edizioni Primola, 2003.