Cotignola, Teatro Comunale

Cotignola, Teatro Comunale

 (1840 circa – 1945) - Via Roma, già Via dei Gesuiti

I primi documenti relativi alla progettazione del Teatro Comunale risalgono al 29 dicembre 1838. La decisione di costruirlo fu presa sulla scia delle esigenze culturali e sociali già sperimentate da altri comuni romagnoli, che non potevano più essere ignorate. Si era diffusa, infatti, in tutta la popolazione italiana ed europea, la passione per l’opera lirica e la realizzazione di un teatro diventava necessaria e non più rinviabile da chi aveva la responsabilità di amministrare il territorio di Cotignola, comune della legazione pontificia di Ferrara della quale, dopo la parentesi napoleonica, era tornato a fare parte.

L’area su cui edificarlo fu individuata nel capoluogo, in via dei Gesuiti, oggi via Roma, in un sito di 580 mq lasciato libero dai vecchi magazzini annonari e dalla casa della balia di proprietà comunale. Nelle motivazioni allegate al progetto dell’ing. Girolamo Emiliani, si legge che la somma acquisita dalla vendita dei palchi avrebbe coperto, in buona misura, le spese per l’intera realizzazione dell’opera. La descrizione planimetrica dell’ordine dei palchi con il loro costo e il nome degli acquirenti, evidenzia la loro distribuzione: 14 al piano terra, 15 al primo piano e 13 al secondo piano.

Demolito completamente nel dopoguerra, non resta che affidarsi alle descrizioni e ai ricordi di chi l’aveva frequentato, prima della sua parziale distruzione dovuta al fronte bellico che sconvolse Cotignola dal novembre 1944 al 10 aprile 1945. Le poche fotografie giunte fino a noi ritraggono l’architettura esterna dell’edificio, nella quale sono evidenti i caratteri dello stile neoclassico, tipico dei teatri costruiti nella prima metà del XIX secolo. L’intera costruzione di tre piani mostra l’entrata principale al centro della facciata insistente su via Roma, con un portale circondato da conci a sbalzo di pietra provvisto di un solido portone in legno e sormontato da una lapide con iscritta la destinazione d’uso e l’anno d’inaugurazione. Alla destra un’entrata secondaria di dimensioni inferiori è controbilanciata da una fontanella sulla sinistra. Michele Bassi informava sul piano terra del teatro, dotato di un’ampia platea di 9.30 metri, che si apriva a ferro di cavallo su un vasto palcoscenico rialzato, limitato da tre ordini di palchi per ogni piano, per un totale di 42 vani. In ogni piano i servizi igienici. Un documento firmato dal progettista Emiliani, precisa che l’area della platea a pianta ellittica misurava mq. 93,840 e rende nota la spesa relativa a un congegno meccanico per il movimento delle scene. Il primo ordine di palchi comprendeva il palco delle autorità, mentre nell’ultimo le palcacce erano riservate agli spettatori meno abbienti. Attorno ai palchi giravano i corridoi. Sotto il palcoscenico c’erano i camerini per gli attori e svariati ripostigli. L’atrio dell’entrata principale era dotato di un bar e di un guardaroba; un altro era al piano superiore.

Le testimonianze di alcuni anziani aggiungono altri elementi interessanti su come si presentava l’interno: il soffitto era decorato con scene bucoliche circondate dagli stucchi del noto scultore Paolo Visani, mentre affreschi e stucchi con predominanza di motivi floreali ornavano i parapetti dei palchi. Appliques, lampadari di vetro di Murano di stile settecentesco, poltroncine imbottite ricoperte di velluto rosso bordeaux e un sipario dello stesso colore completavano l’arredo. Le scenografie, come riferito dalle Notizie teatrali del periodico L’Imparziale, del 20 aprile1843, erano opera del famoso vedutista faentino, Romolo Liverani.

Il teatro funzionava soprattutto durante la stagione invernale e in primavera. La capienza poteva variare dalle 500-800 persone. Si presentavano commedie, opere liriche dei maggiori compositori italiani e europei, operette spesso con il soprano leggero Gea della Garisenda, nativa di Cotignola e veglioni. Dopo il 1935, venne utilizzato come sala cinematografica. Nel giornalino scolastico "E’ Val" e nel ricordo degli anziani, viene evidenziata la funzione sociale del teatro, luogo di incontri, di conoscenze e di emozioni a conferma che questo edificio, soprattutto nei piccoli paesi, era il perno di tutta la vita comunitaria.

 

Afra Bandoli