Nato come Asilo Infantile (delibera del Consiglio Comunale del 28 dicembre 1867) in Piazza Trisi, vi rimase fino al 1977, quando si spostò in via Gherardi, subendo una ristrutturazione ed ampliamento nel 1994.
Il primo Regolamento è del 1870, mentre il primo Statuto organico risale al 1897.
Il primo anno – scrive il Giordani – ebbe appena sedici bimbi, che diventarono subito sessanta al secondo. Nel 1937, quando era diretto «con spirito e sensibilità fascista dalla maestra Carolina Curti», ne contava duecento.
Nei primi tempi potevano iscriversi solo i maschi «sino a 7 anni, i quali uscivano dopo aver frequentato la prima elementare. Poi, l’indirizzo didattico venne modificato e, nel 1876, furono ammesse anche le femmine». Ciò negli anni della direzione di Angela Lasi, la quale non fu, però, la prima direttrice dell’asilo infantile (prima di lei Carlotta Moni, dopo, invece, Elvira Ancarani, per trentacinque anni).
Tra enti pubblici (comprese le sovvenzioni comunali) e privati, ebbe numerosi benefattori, fra cui «don Fruttuoso Berardi, che resse l’economato dal 1878 al 1880». Egli «fece dono all’Asilo della sua pensione governativa di L. 3.666,40». Oltre a don Fruttuoso, altri benefattori: il signor Carloni nel 1909, Giovanni Lega nel 1920, il rag. Giacomo Valli, la famiglia Zucchini, i genitori di Francesco Baracca, la famiglia Azzaroli (in memoria di Giangualberto). Sono solo alcuni dei nomi riportati nelle tre grandi lapidi affacciate sul sagrato del Carmine, rispettivamente del 1922, 1940, 1956. Con una rapida stima, si presume che tali nominativi varino fra le seicento e le settecento unità. Ormai non sono più leggibili e meriterebbero un restauro conservativo.
Nel 1963, l’Asilo Infantile diventò Scuola Materna “Vincenzo Capucci”, dal nome di un benefattore, sul quale era scesa la damnatio memoriae. Vincenzo Capucci (4 ottobre 1875-12 maggio 1945), laureato in giurisprudenza nel 1899, esercitò la professione di notaio. Nel suo testamento olografo – sunteggiato da “Il Messaggero” del 4 maggio 1946 – dispose erede universale l’Asilo Infantile «con obbligo di intitolarsi al mio nome e cognome».
Dal volume Camicie nere di Ravenna e Romagna tra oblio e castigo (p. 429) si apprende che egli fu assassinato, per motivi politici, il 12 maggio 1945 lungo l’argine del Tratturo e il cadavere fu ritrovato una settimana dopo. In precedenza era stato assessore alla pubblica istruzione in una giunta fascista (anno 1926).
Dal 7 settembre 1981, la gestione della “Capucci” passò all’amministrazione comunale «in quanto, di fatto, l’ente morale “ha cessato di gestire la scuola per assoluta mancanza di mezzi economici e finanziari». In quegli anni, la scuola aveva 6 sezioni, 180 bambini, 9 insegnanti, 1 cuoca, 3 collaboratrici e per direttrice la “signorina Norma”, ossia Norma Basiliotti (1913-2007) alla quale nel 2021 è stata intitolata un’area verde comunale (tra Via XX Settembre e Via Piero Gobetti).
Giovanni Baldini
Fonti
“Il Messaggero”, anno XVII, n.48, Lugo, 11 dicembre 1937-XVI, l’articolo L’Asilo Infantile Comunale di Giuseppe Giordani, pag. 2, collezione Bruno Berti, Lugo. Giuseppe Giordani aveva pubblicato tale articolo, in precedenza, su Il Corriere Padano;
Elios Andreini e Saturno Carnoli, Camicie nere di Ravenna e Romagna tra oblio e castigo, Ravenna, Artestampa, 2006; a pag. 429, si legge «Il 12 maggio 1945, a Lugo, prelevato in via Manfredi 6, Vincenzo Capucci, notaio e [...]. Ritrovato il corpo di lui in una postazione militare argine torrente “Tratturo”»;
appunti forniti dalla maestra Luciana Foresti di Lugo, in servizio alla scuola materna “V. Capucci” dall’a.s. 1982-83 fino alla pensione (sua testimonianza orale del 18.02.2021);
Matteo Pirazzoli, Un’area verde dedicata a Norma Basiliotti, “Il Nuovo Diario Messaggero”, 18.02.2021, pag. 21;
testimonianza orale dell’arch. Giovanni Tampieri di Lugo, in data 26.02.2021.