Epoca di costruzione: sec. XVI
Epoca di completamento: fine sec. XIX
Localizzazione: frazione Santa Maria in Fabriago, Lugo
L'antico castello - inteso come borgo con recinto difensivo - di Fabriago, risalente ai secc. XI-XII, secondo lo storico don Mino Martelli, era ubicato nella zona della Pieve (l'odierna Campanile); appartenne ai vescovi di Faenza e di Ravenna, ai Marcheselli, ai Cunio e decadde all'inizio del XIV secolo. Dopo la deviazione del Santerno a San Lorenzo, che portò il corso del fiume al letto attuale (1460), l'avvio della bonifica e la riedificazione della chiesa di Santa Maria ad opera dei conti Sacrati di Ferrara (1515), il nuovo sviluppoo edilizio ebbe luogo in località Bruciata, attorno al palazzo dei marchesi Rondinelli "quasi un castello, con torre a levante e con gli angoli di base tappezzati da diversi stemmi del casato Rondinelli di Lugo, scolpiti in marmo bianco".
Nasce quindi nel Seicento il complesso padronale che troverà compimento verso la fine del XIX secolo con la trasformazione operata dal conte ferrarese Galeazzo Massari (poi duca di Fabriago) su un impianto articolato e di grande interesse urbanistico: lo schema dell'edificato si basa sull'incrocio di due assi che hanno come punti focali, da nord a sud, l'ingresso del recinto padronale e l'oratorio di San Gaetano; da est verso ovest, l'accesso dal borgo dalla Via Bastia - con portale ad arco - e la carraia alberata che immette nella tenuta. Su questo asse principale si fronteggiano i lunghi prospetti delle case bracciantili a schiera e degli imponenti granai settecenteschi.
Confrontando alcuni preziosi documenti fotografici e i rilievi dell'esistente, si riscontra la permanenza delle strutture sei-settecentesche della villa - il corpo principale a tre piani e sette assi di aperture, con fulcro sul portale-balcone centrale - rivestite alla moda neogotica; l'ala medidionale a due piani è invece sostituita dal blocco che ospita il grande salone a doppia altezza del piano nobile, mentre la vecchia torre viene uniformata con l'apposizione della merlatura ghibellina.
Dell'importante complesso, oltre alla villa-castello (parzialmente restaurata negli anni '70 del Novecento), all'ala orientale dei granai (adattata ad appartamenti), alle vecchie case bracciantili (ovviamente alterate nel tempo) e all'arco di ingresso, oggetto di recente restauro, restano altre parti minori: parte dell'edificio delle scuderie, ben visibile nelle foto ottocentesche, è inglobata in un'officina; due pilastri della cancellata da cui aveva inizio la carraia maestra della tenuta emergono da muro esterno di un'abitazione. Sono invece del tutto scomparsi l'oratorio di San Giacomo (demolito nel 1965), l'ala ovest dei granai, la ghiacciaia retrostante la villa.
(Giovanni Baldini - Giorgio Sangiorgi, Vita in villa: le ville storiche del Lughese e della bassa Romagna, Edizioni Pendragon, Bologna 2007)
Tra il 1600 e il 1700, S. Maria in Fabriago era sede delle officine Zanotti che producevano le armi degli Estensi. Nella frazione esiste un’ officina da maniscalco in disuso, ancora attrezzata. Nella seconda metà del 1700, in seguito alla morte del Sig. Rondinelli, i figli decisero di adibire il piano terra della “Casa di villeggiatura” a scopi di rappresentanza mentre le camere da letto e le stanze private erano collocate al secondo piano dell’edificio. La presenza di due grandi saloni, uno dei quali utilizzato come sala dei ricevimenti, dimostra come nel corso del ‘800 l’edificio abbia subito trasformazioni nella definizione interna degli spazzi pubblici e privati. Da questo deduciamo che il Fabbricato non è più una semplice casa di campagna ma diventa bensì un luogo adibito allo svago e al divertimento. La nuova funzione richiedeva nuovi spazi più ampi, adatti ad accogliere ospiti ricchi e numerosi. Nel 1797 il castello di Lugo (allora ancora denominata “Casa di villeggiatura”) doveva presentarsi all’incirca cosi: costruito in mattoni di calcina in parte intonacato ed in parte con sola riboccatura; coperto di coppi in tavella su robusta traveria di campagna. Comprende nel piano un ingresso a cui si unisce una sala di maggiore larghezza. A destra vi sono sei stanze e corridoio con scala in mattoni, ad uno dei detti ambienti si congiunge un andavino a tutta altezza della gronda. Alla sinistra dell’ingresso e della sala si trovavano due stanze abitabili, una cucina, un portico ed una scaletta con dispensa. Le cose rimasero immutate fino ai primi interventi voluti da Francesco Massari (padre del duca Galeazzo). Il paese di Santa Maria in Fabriago nel XVII secolo era detto “La Bruciata” perché aveva subito un incendio che l’aveva distrutto e fu ricostruito e fortificato nel 1730. Nel luogo ove ora sorge il castello vi era un grande casolare e del castello esisteva solo la parte a nord. Nel 1882 il duca Massari, sente l’esigenza di abbellire la semplice casa padronale esistente e con l’aiuto dell’ingegnere Muzzio Attendoli e decisero di costruire un castello. Il Duca Galeazzo Massari optò per il medioevo e se lo ricostruì a portata di mano nell’anno stesso della riparazione alla chiesa di Fabriago. Si può accennare alle vestigia della vecchia torre di levante nei bianchi marmi angolari interiori, rimasti con gli stemmi dei Rondinelli; alle due basi del portale e a due capitelli bizantini. Da basi alle colonne del portale fungevano due leoni scolpiti, già appartenenti al Duomo di Ferrara. Egli fece del castello la sede del suo ducato, che cinse di mura e nobilitò di una porta.
La ristrutturazione di Attendoli ha radicalmente cambiato l’aspetto dell’edificio, in quanto ha costruito ex novo tutta la parte sud del castello, dove un tempo si trovavano le stanze di servizio, mentre oggi vediamo la torre, il salone dei ricevimenti e la sala da pranzo. Ciò che oggi stupisce però è la mancanza di uniformità, soprattutto per quanto riguarda le finestre, in quanto è presente una mescolanza di forme. Fu affidata al pittore Pavani la decorazione del castello, propose un grande atrio tetrastilo ispirato alle antiche domus romane, con colonne doriche che reggono un soffitto a finti cassettoni e una nicchia costruita come un arco di trionfo che fa da sfondo prospettico. Per sistemare l’interno del castello Galeazzo si avvale di un pittore meno noto che ripropone modelli neoclassici abbinati a motivi neorinascimentali, in netto contrasto con l’esterno dell’edificio dove il modello di riferimento è il gotico tardo medievale. Fino a pochi anni fa l’ingresso principale del castello era adorno di un bel balcone romanico sostenuto da due colonne che poggiavano su due cariatidi che poggiavano a loro volta sulla groppa di due leoni di marmo rossi tenenti ciascuno tra le zanne una testa di bue. Tutto è stato asportato da circa due decenni e i leoni si trovano a Ferrara davanti alla porta maggiore del Duomo. Nel cortile del castello vi era un grande capitello bizantino usato come vera da pozzo, ma anch’esso è stato asportato in questi ultimi anni. Nel 1915 il Sig. Massari lasciò il castello che vendette nel 1926 insieme agli edifici limitrofi a Cantagalli Enrico, che a sua volta lo rivendette frazionato in un secondo momento; da allora tutto il complesso cominciò a perdere la sua unitarietà. I danni maggiori si ebbero nel 1934 quando l’edificio venne venduto all’avv. Matteucci il quale lo destinò a sede di una colonia elioterapica. Successivamente l’edificio fu ceduto a Mons. Galassini che lo trasformò in un istituto per minorenni intitolato a Matteucci. In quella che era l’antica sala dei ricevimenti, fu allestita una cappella e gli affreschi vennero coperti con dei teli perché ritenuti scandalosi. Oggi il castello è ritenuto in miserevole stato d’abbandono ed è pure, stato spogliato di ogni cosa che potesse avere un valore, comprese porte e finestre e per far soldi è stata tolta perfino la punta d’oro al parafulmine.
(Fonte: www.castellodelducatodifabriago.it)