Lugo, Monumento a Mazzini e Garibaldi

Lugo, Monumento a Mazzini e Garibaldi

 (1910 – 1937) - Piazza Mazzini, al centro del Pavaglione

Una domenica davvero particolare, per i lughesi, quella del 9 ottobre 1910: da una parte, le onoranze funebri ai patrioti Francesco Berti e Giacomo Rocca, le cui spoglie mortali fecero ritorno a casa, a distanza di sessantasei anni, dal tragico epilogo della spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria; dall’altra, l’inaugurazione, nel piazzale del Pavaglione, del monumento ai padri della patria, Mazzini e Garibaldi (su progetto dell’ing. Felice Orsini di Imola), che la “democrazia lughese” aveva pensato di dedicare loro, con immancabile scia di polemiche, in quel caso, fra Repubblicani e Socialisti.

«Era piuttosto brutto ed ingombrante»: con queste parole nel 1984, il prof. Vasco Costa (preside del liceo classico, fra gli anni ’60 e ’70) criticò il monumento che la “democrazia lughese”, volle dedicare a Mazzini e Garibaldi. Esso venne eretto al centro del Pavaglione, con cerimonia inaugurale fra le 15,30 e le 16,00 di domenica 9 ottobre 1910.

A contare tutte le associazioni presenti di reduci, garibaldini con le loro camicie rosse, logge massoniche e relativi labari, società democratiche, rappresentanze municipali… c’è da perdersi. Almeno settanta-ottanta, con provenienza varia: perlopiù Romagna, Emilia, Marche, persino da Brindisi.

Relatori ufficiali, l’onorevole Paolo Taroni (cui, dal 1957, è dedicato il busto nel prato della Rocca, opera dello scultore lughese Alfeo Bedeschi) e un certo Petrini di Jesi, a nome dei “Mazziniani intransigenti”. A fare gli onori di casa, il sindaco Giovanni Mantellini, il quale non fu buon profeta, quando disse che «il popolo di Lugo [sarebbe stato] geloso e fedele custode del simbolico obelisco». Nel 1937, infatti, l’amministrazione fascista già lo aveva rimosso, non tanto per fare più spazio al mercato del mercoledì ma per una ragione ben illustrata dal Rignani: «Il 31 agosto e il 1°settembre giunse a Lugo per due recite il rinomato Carro di Tespi lirico. […] Si svolsero nella magnifica piazza Mazzini del Pavaglione […] La «Gioconda» ebbe a principali interpreti il grande tenore Beniamino Gigli al massimo delle sue possibilità canore […]. Si calcolò che alle due serate intervenissero non meno di 20.000 spettatori. Di fatto in previsione dell’avvenimento e dell’enorme folla che sarebbe accorsa, le autorità avevano fatto abbattere il monumento che sorgeva al centro della piazza eretto dalla democrazia lughese a Mazzini e a Garibaldi. I vecchi mazziniani e i garibaldini ebbero una stretta al cuore ma non fu loro possibile protestare […] (P. Rignani, vol. III, 1973, pagg. 146-147).

Al termine della cerimonia del 1910, l’immensa folla si rovesciò in teatro, dove parlò l’onorevole Napoleone Colajanni, il quale certamente, col suo “discorso alato”, infiammò la fazione repubblicana, ma scontentò quella socialista, […]».

Gli strali polemici dei socialisti lughesi erano stati affidati al loro settimanale, «La fiamma», che vide la luce proprio in quella domenica 9 ottobre. «Il settarismo (così scrivevano) – odio di parte e livore di partiti – volle espulso “il Socialista” da quel Comitato del quale socialisti facevano precedentemente parte (trattasi del comitato organizzatore delle onoranze a Berti e Rocca, n.d.r.)».

Anni fa, il consigliere comunale forzista, Cesare Bedeschi, cogliendo la palla al balzo, in merito all’imminente spostamento del monumento di Mazzini (si sapeva già che avrebbe dovuto lasciare posto all’ampliamento del liceo scientifico, in viale degli Orsini), approfittando anche dell’appena passato bicentenario della nascita del grande uomo politico italiano, propose «Ora riportiamo Mazzini all’interno del Pavaglione», ma non fu ascoltato. Si preferì collocare il busto bronzeo (anche questo di Alfeo Bedeschi) con epigrafe del dott. Giulio Drei («Dei suoi tempi il grande sconfitto / Vincitore eterno del perpetuo domani»), nella rotonda Carducci, con lo sguardo di Mazzini rivolto in direzione di Roma, città che almeno poté vedere capitale d’Italia prima di morire.

Giovanni Baldini

 

Fonti
“La Vedetta”, 16 ottobre 1910, L’inaugurazione del Monumento a Mazzini e Garibaldi. Le onoranze a Rocca e Berti, p. 2; presso biblioteca comunale “F. Trisi” di Lugo;
“La fiamma”, Organo della Federazione Socialista del Collegio di Lugo, settimanale, a. 1, n. 1: Le onoranze d’oggi, domenica 9 ottobre 1910, p. 4; presso biblioteca comunale “F. Trisi” di Lugo;
Pasquale Rignani, Lugo durante il periodo delle guerre fasciste 1932-25 luglio1943, Lugo, Walberti, 1973;
Vasco Costa, Romagnoli nella fazione calabrese dei fratelli Bandiera, “Studi Romagnoli”, XXXV (1984), pp. 155-173;
Marcello e Walter Berti, Lugo e Lughesi. Dalle origini al 1945, Lugo, Walberti, s.d., p. 271;
M.Giulia Marziliano, Lugo di Romagna il disegno urbano e la città. Assetti morfologici e vicende storico-urbanistiche, Imola, Grafiche Galeati, 1998;
Lorenza Montanari, Ora riportiamo Mazzini all’interno del Pavaglione, “il Resto del Carlino”, 18 ottobre 2006, p. XIV.