Lugo, Rocca, Prigioni

Lugo, Rocca, le Prigioni

le tre celle oggi visibili sono una minima parte delle carceri un tempo esistenti

Quasi tutti i castelli e rocche medioevali nati con funzioni militari e amministrative avevano qualche vano, più o meno comodo e più o meno umido e freddo, destinato a prigione; in secoli più recenti, molte rocche e fortezze medioevali, avendo ormai perduto le funzioni difensive, vennero adibite totalmente o parzialmente in carceri. Non fa eccezione la Rocca di Lugo  che nei secoli fu sede e centro dell'autorità politica territoriale  che governava la Romandiola (commissari e governatori inviati prima dagli Estensi, poi dai legati Pontifici di Ferrara), e ospitò funzioni giudiziarie e militari oltreché amministrative.

Possiamo affermare che ancora nella seconda metà dell’800, circa un quarto dei suoi vani erano destinati a prigioni e alle relative attività (oltre alle celle vi erano due parlatoi e il cortile per i prigionieri, la cucina carceraria, due sale per i due corpi di guardia carceraria e relativo dormitorio, l’ufficio del direttore delle carceri, i magazzini per il servizio carceri, compreso quello dei corpi di reato ecc.). Dai disegni del 21 novembre 1845, conservati a Roma in Archivio di Stato (“Pianta delle Carceri di Lugo”), risulta una capienza complessiva nella Rocca di Lugo di ben 113 prigionieri; a quella data, ne erano custoditi 30.

L'ubicazione delle prigioni è variata nel tempo, considerate anche le complesse vicissitudini e incessanti trasformazioni edilizie e architettoniche subite dalla Rocca (guerre, assedi, incendi, variare degli usi e scopi degli spazi interni a seconda delle necessità sopravvenute ecc.), ma in generale possiamo affermare che i due torrioni principali, quello circolare di nord/ovest e quello quadrato di sud/est ospitarono per secoli le carceri, probabilmente fin dal '600  (come si evince da un disegno ottocentesco copia di originale perduto); a questi due corpi si aggiunsero poi le celle poste a lato del giardino pensile visibili ancor oggi e che rappresentano uno tra gli scorci più suggestivi della Rocca, nonostante la loro sinistra destinazione.

Nel torrione circolare di nord ovest, detto erroneamente di Uguccione, si partiva dalla prigione posta al livello del giardino (in gergo “la Galeotta”, che nel 1845 risultava “inservibile per ordine dell’Em.mo Sig. Cardinal Legato”), per salire fino all’ultimo piano sotto il tetto (presente fino ai primi anni del ‘900), che nel 1871 conteneva la prigione militare, e anche quella femminile, in precedenza ubicata sopra la volta di ingresso alla Rocca.

Spostandoci a visitare i vani all'ultimo piano della Torre di sud/est, di fianco all'ingresso principale, per diversi anni adibiti ad archivio, risulta ancor oggi evidente ai nostri occhi – al di là della documentazione storica - come in passato essi fossero utilizzati come prigioni, considerando le strutture interne e in particolare porte e finestre particolarmente rinforzati con robuste grate e catenacci; ma anche i vani sottostanti, compreso il salone che ospitò dal 1926 agli anni Ottanta il Museo Baracca in precedenza erano adibiti a carceri. Nella copia ottocentesca del disegno del '600 sopra richiamato questo torrione era detto “Torion della pregion Comuna”, mentre nell’Ottocento era chiamata “La Larga” (nel periodo di governo pontificio poteva ospitare 20 prigionieri). Ulteriore conferma della grande quantità di prigioni esistenti nell' '800 in Rocca si trova nelle accurate tavole dei rilievi topografici elaborate dalI'Ing.Pio Lanzoni nel 1873: anche qui vediamo chiaramente la dislocazione delle celle, e il nome gergale di alcune di loro, rimasto sostanzialmente invariato col mutar del regime politico.

Le tre celle che oggi possiamo visitare accedendo al Giardino Pensile sono quindi una minima parte delle carceri un tempo esistenti. Tra i tanti carcerati ospitati nei secoli dalle prigioni lughesi, già il Bonoli nella sua Storia di Lugo riferisce di un prigioniero eccellente, un personaggio potente da tenere ben custodito : "...in una delle sue torri la più nascosta e sicura dell'altre stette carcerato per dodici anni continui, cioè dal 1411 al 1423 Antonio Ordelaffi, marito di Lucrezia Alidosi principe di Forlì per gelosia di stato..." (G. Bonoli, Storia di Lugo ed annessi, Faenza, Archi, 1732); da ricordare poi il luterano Andrea Relencini, condannato al rogo per eresia nel 1581, il sacerdote romano (santo dal 1953) Gaspare del Bufalo, che vi fu recluso dal 16 maggio al 7 dicembre 1813 assieme ad altri 14 preti e canonici perché rifiutavano il giuramento di fedeltà a Napoleone (gli è dedicata una lapide posta a lato della salita di accesso al giardino pensile, vicino alle prigioni), patrioti e rivoluzionari dell'800, e anche alcuni componenti della banda del Passatore, tra cui Antonio Farina detto Dumandone, che per aver salva la vita fece il nome dei complici.

Nel '900, vi furono segregati anche antifascisti e uomini della Resistenza.

 

(Dott.Antonio Curzi)