Lugo, Sinagoga

Lugo, Sinagoga

 (XVII secolo – 1944)

Corso Matteotti 112, già Corso Vittorio Emanuele e prima Via Codalunga

Il Beth ha Kenesset (termine ebraico che traduce il greco sinagoga – letteralmente casa di adunanza o di riunione) di Lugo, chiamato anche in gergo giudaico italiano ottocentesco tempio israelitico o scola, fortemente danneggiato durante un bombardamento del 1944, era situato in corrispondenza dell’attuale civico 112 di Corso Matteotti. Non esistono immagini di questo storico luogo, o perlomeno se ne esistono non ci sono pervenute, ma lo si può immaginare e ricostruire idealmente grazie alle testimonianze degli ultimi cittadini ebrei lughesi che l’hanno frequentato  e vissuto  religiosamente fino ai primi anni del anni ’40 del secolo scorso, che hanno in parte confermato le dettagliate descrizioni  fornite da Michele Rossi nella sua Guida di Lugo del 1925 che lo definiva “uno degli ambienti più artistici ed interessanti della città”; riportava che il tempio, risalente cronologicamente all’epoca della istituzione del ghetto, prima metà XVII secolo,  si trovava al numero 70 di Corso Vittorio Emanuele ma non diceva (come invece ricordano i testimoni) che si trovava al primo piano dell’edificio, caratteristica consueta delle sinagoghe  italiane  antiche di epoca pre-emancipazione che dovevano soprattutto rispondere ad un preciso  precetto  della normativa ebraica, cioè dovevano essere in un piano alto che avesse uno sbocco verso il cielo.

Sempre secondo le descrizioni di Rossi, l’aula sinagogale era preceduta da un vestibolo con accesso al matroneo ed era illuminata da una polifora con vetri colorati che occupava la parete di fondo; era poi tappezzata da preziosi tessuti e presentava vari lampadari pendenti di ottone e di cristallo.  L’Aron ha Kodesh, (armadio sacro che conteneva i Sifrè Torah – i rotoli della Torah) era probabilmente posizionato nel lato opposto alla finestra e La Tevà (pulpito, cattedra come viene chiamata da Rossi) che probabilmente si trovava al centro, come è uso nelle sinagoghe del centro Italia anche di tradizione sefardita.

Riportiamo la descrizione di Rossi, interessante anche per la terminologia ottocentesca usata, non proprio attinente alla tradizione ebraica, ma comunque importante dal punto di vista stilistico come espressione di una epoca:

«La maestosa tribuna con l’Arca Santa contiene i libri della legge e pergamene antichissime avvolte, a guisa di papiri attorno ad un cilindro con manico di avorio lavorato, la cattedra che le è di contro, il portale d’ingresso, lo zoccolo sono fatti con un lavoro d’intaglio e di intarsio in noce massiccia, ove sono ritratti i simboli del Tempio di Gerusalemme, le tavole dei comandamenti ed altri segni di Israele. Vi sono colonne, coloncine a spirale alcune delle quali rabescate d’oro, altre istoriate ed altre ancora completamente ricoperte d’oro zecchino; tutto l’insieme costituisce uno splendido ambiente per la magnificenza dell’arredamento e soprattutto per la lavorazione barocca del legno. In un'altra sala attigua sono conservati i mobili più antichi della prima sinagoga.»

Come rileva Rossi esisteva anche un altro piccolo oratorio che probabilmente nel 1925 non era in uso, ma che risulta anche da una perizia redatta nel 1854 e conservata presso l’Archivio di Stato di Ferrara, nella quale risultano infatti al primo piano la Scuola grande e la vecchia Scuola, mentre al pianterreno è segnalato anche l’ambiente del pane e del forno ed anche il pozzo. Per ambiente del pane e del forno si trattava del luogo in cui si facevano e si cucinavano le mazzoth (pane azzimo non lievitato), prescritto per gli otto giorni della festa di Pesach, la Pasqua ebraica. Per quanto riguarda il pozzo, si potrebbe trattare dell’impianto per attingere l’acqua piovana per il Miqve, il bagno rituale che deve essere sempre presente nei pressi di una sinagoga. Questa complessa struttura fu sicuramente usata fino agli anni ’30 quando Lugo, diventata numericamente comunità molto esigua, passò sotto la giurisdizione di quella di Ferrara.

Nel 1921, in sinagoga fu celebrato l’ultimo matrimonio e nel 1924 l’ultimo Brith Milà (circoncisione) di un bambino all’ottavo giorno dalla nascita, che nel 1937 celebrò in piena era fascista il suo Bar Mizwà, maggiorità religiosa. Erano gli ultimi aneliti di una comunità che stava via via sempre assottigliandosi. Ma le funzioni al tempio andarono avanti fino al 1940-41. Lo riportano i ricordi familiari; fino a quel tempo si cercava di avere minian (numero legale di dieci uomini per recitare le preghiere) per le festività più importanti importando amici e parenti da altre città vicine, ma si continuava anche ad aprirlo il venerdì sera ed il sabato mattina, per le celebrazioni dello Shabbat (il Sabato – giorno solenne di riposo settimanale) anche con poche persone. Tutto era diretto da Vito Sinigaglia, ultimo ministro di culto della Comunità di Lugo, scomparso nel 1944.

La sinagoga fu gravemente danneggiata dai bombardamenti e mai più ripristinata e ricostruita. Lo stabile fu poi venduto dalla Comunità ebraica di Ferrara alla fine degli anni ’40 del secolo scorso. Attualmente presso la comunità ebraica di Ferrara sono custoditi alcuni Rotoli della Torah e un bellissimo “seggiolone di Elia” usato per le circoncisioni, appartenuti alla sinagoga lughese e miracolosamente salvati.  Inoltre, presso il Municipio di Lugo è conservata una elegante scrivania della fine del XVIII secolo in radica che reca intarsi a forma di Maghen David (stella di David) probabilmente proveniente dalla comunità ebraica lughese.

Ines Miriam Marach

 

Fonti
Michele Rossi, Guida di Lugo: con cenno storico memorie artistiche e notizie diverse, Lugo, Ferretti & C. Editori, 1925, pagg. 91-93;
Simonetta M. Bondoni e Giulio Busi (a cura di), Cultura ebraica in Emilia Romagna, Rimini, Luisè Editore, 1988, pagg. 75-76;
Luoghi ebraici in Emilia Romagna, testi di Ines Miriam Marach, curatela Annie Sacerdoti, Milano, Touring Club Italiano, 2002, pag. 122-126.