Lugo, Spedale di Santa Maria del Limite

Lugo, Spedale di Santa Maria del Limite

 (XIII secolo – 1900) - Piazza Fabrizio Trisi 5

Nel 1200 in via del Limite, oggi corso Garibaldi, fu fondato da alcuni lughesi riuniti nella Compagnia dè Devoti di Maria, lo spedale[1] con annessa chiesa della Madonna, chiamato successivamente Santa Maria del Limite o dell’Umido, dal luogo in cui fu eretto che, anticamente, era il capo inferiore della contrada del Limite.

Lo spedale era una delle fabbriche più belle e sontuose di Lugo inoltre serviva “per l’indigenza dè miserabili e li poveri infermi Lughesi, che forestieri[2]”, ad esso era annessa la chiesa di Santa Maria del Popolo dove venivano sepolti i morti. La curia di Imola aveva affidato la gestione di quest’ultimo alla Confraternita dei Devoti di Maria, regolamentandone dettagliatamente le attività e controllando l’amministrazione delle finanze, che consistevano in rendite attive, fondi rustici e urbani censi e in una farmacia concessa in affitto. In osservanza degli ordini vescovili, dal 1260 lo spedale disponeva di un cappellano per il servizio religioso, un medico, un chirurgo, un flebotomo incaricato del servizio della bassa chirurgia, numerosi servitori[3] e infermieri, un padre spirituale per la cura religiosa dei ricoverati e un massaro[4]. L’istituzione si occupava della cura dei malati e dei feriti (esclusi i cronici e i venerei[5]), riceveva i militari feriti o infermi di qualunque genere di malattie dietro versamento di una retta giornaliera[6], ammetteva anche i non poveri e forestieri sempre richiedendo un corrispettivo economico giornaliero ed elargiva diverse opere di pietà in relazione alle proprie disponibilità finanziarie: allevare gli esposti, sposare fanciulle[7], dispensare elemosine e distribuire gratuitamente ai poveri e ai cronici alcune medicine a domicilio. Tutti gli uomini e le donne ricoverati nello spedale vestivano con berretta bianca e gabbanella a forma di mezzo saio in tela bianca. Nel 1672 la fabbrica si arricchì di una spezieria, sita in corso Garibaldi, al piano terra.

Dopo diversi rifacimenti, finalizzati a riunire in questa fabbrica i diversi spedali di Lugo, prese il nome di Ospedale Maggiore e nel 1768 fu avviato il progetto attualmente visibile (su disegno di padre G. Petrucci). La ricostruzione rilevò un maggiore riguardo all’estetica e alle forme architettoniche, piuttosto che alla funzionalità e alle regole igieniche, fondamentali in un luogo di cura e assistenza[8]. Nel 1862 l’amministrazione passò sotto la responsabilità della Congregazione di Carità di Lugo, composta da un presidente e da otto membri.

Lo spedale cessò la sua attività nel 1900 in concomitanza con l’apertura dell’Ospedale Umberto I.

Sonia Muzzarelli, Conservatore Ausl della Romagna

 

Fonti
Sonia Muzzarelli, “Opere Ospitaliere Lughesi”, Faenza, Edit, 2008.

[1] “ …una Casa solida e ragguardevole perché questa servisse di ricovero ai poveri infermi sia di Lugo che forestieri.” Manzoni G. 1981, p. 32.
[2] Bonoli, 1732, p. 313.
[3] Il personale dello spedale comprendeva un magazziniere, un bidello, un farmacista e un aiuto farmacista, una cuciniera, una lavandaia e un portinaio.
[4] Nell’Italia centro – meridionale, il termine è stato largamente usato per indicare il mezzadro o fattore che presiede all’amministrazione e coltivazione di poderi.
[5] L’esclusione dei cronici e venerei si rendeva necessaria a causa della poco florida condizione finanziaria dell’Ospedale.
[6] Nel 1866 la retta era pari a L. 1,06.
[7] Per ricevere la dote le aspiranti zitelle dovevano essere povere, oneste e prossime ad accasarsi.
[8] Numerose furono le lamentele dei sanitari che si susseguirono incessanti fino al 1880, quando in accordo con la Cassa di Risparmio, fu deliberata la costruzione del nuovo edificio ospedaliero.