Lugo, Villa Magenta-Osteria

Lugo, Villa Magenta-Osteria

 (1900 – fine anni ’80)

Viale Dante 100, a destra prima del ponte sul fiume Senio

Sin dal XVII secolo, nella prossimità del ponte di legno sul Senio, lungo la strada che collegava Lugo a Bagnacavallo, c’era un pubblico esercizio denominato Osteria Locanda del Ponte, e un piccolo presidio di uomini armati del comune di Lugo per proteggere quei luoghi da malviventi o da litigi fra gli abitanti dei due comuni confinanti. La locanda era sicuramente collocata nella casa più addossata all’argine del fiume, profondamente ristrutturata una ventina di anni fa.

Sappiamo da ricordi tramandati oralmente dalla famiglia Fenati (allo stato attuale non supportati da fonti storiche) che un volontario garibaldino di Lugo, partecipò alle battaglie della seconda Guerra di Indipendenza, si comportò con onore, rimase ferito e tornò a casa con una menomazione permanente alla deambulazione. Alla fine della guerra, dopo l’annessione della Romagna al Regno d’Italia (1860), il governo gli assegnò una casa con un modesto triangolo di terra da coltivare posto tra il fiume Senio e la ferrovia Ravenna – Castel Bolognese, allora in costruzione. Il Garibaldino, esaltato per il suo passato, tinteggiò i muri della casa di rosso magenta per riprodurre il colore della camicia che aveva indossato e la definì “Villa Magenta” a ricordo di quella battaglia. Tutti parlarono della storia di quel soldato e quel nome diventò l’individuazione più facile del luogo dove abitava il “Garibaldino”.

Antonio Fenati (Tugnôn d’Bêrca 1860 – 1945), il mio bisnonno, nel 1900 dovette lasciare la casa patriarcale, ormai troppo affollata, e con i 4 figli si trasferì in affitto a Villa Magenta, nella casa del Garibaldino. Lavorava il campo con Pio, il figlio maggiore, ma la superficie da coltivare era poca ed egli, dopo poco più di un anno, per arrotondare le entrate acquistò una licenza per la vendita di Sali-Tabacchi, generi alimentari e mescita di vini da una vedova che abitava proprio nella casa a ridosso dell’argine del Senio, a poche decine di metri dalla casa del Garibaldino. Era la licenza della Locanda del Ponte.

Utilizzando un locale della sua abitazione con ingresso da via Alberico da Barbiano, all’inizio della vecchia salita per il ponte sul Senio, Antonio aprì l’osteria chiamandola di “Villa Magenta” perché ormai quel toponimo era diventato molto conosciuto. Forse addirittura quel nome era già scritto a lettere cubitali sulla parete verso strada e lui vi aggiunge solo “Osteria di”. Le pareti esterne erano sempre di color rosso magenta un po’ sbiadito dal tempo, come ancora ricordano i pronipoti. La scritta esiste ancora, ma è nascosta sotto diverse mani di calce perché durante il Fascismo quel nome non piaceva alle autorità e per evitare grane Antonio lo fece ricoprire.

L’esercizio dell’osteria ebbe un buon successo per la proverbiale disponibilità della famiglia a preparare merende a base di carne ai ferri e di salumi e trovò molti estimatori tra i mercanti e i birocciai che percorrevano quella strada.

Mia madre Vittoria (la Vitöria d’Bêrca 1915 – 2013), figlia maggiore di Pio, lavorò per alcuni anni nella gestione di quel locale. Al mattino doveva lavare il pavimento, poi puliva i tavoli e serviva i clienti; alla sera doveva accendere i lumi a petrolio e prestare attenzione che il vento non spegnesse il lume esterno che indicava l’apertura dell’esercizio per evitare una multa da parte dei Carabinieri. Poi finalmente, dopo che l’ultimo cliente era uscito, chiudeva la porta e, stanca e assonnata, poteva andare a letto. Ricordo che mi raccontava di frequenti baruffe tra ubriachi e di comportamenti violenti da parte di fascisti che le procuravano tensione e paura. L’osteria non era certamente il luogo più adatto per una ragazzina di 15 anni.

La vecchia osteria di Villa Magenta chiuse i battenti il 18 dicembre del 1930, anno in cui fu inaugurata la nuova strada che dal ponte sul Senio puntava direttamente verso Lugo.

La foto proposta è l’unico documento che permetta di vedere dove era la vecchia Villa Magenta: sulla destra, all’inizio della salita, in cima alla quale, non visibile, c’è la curva ad angolo retto per imboccare il ponte verso Bagnacavallo.

A partire dal 1930 l’osteria riaprì sulla nuova strada, l’attuale Viale Dante. Nei primi anni occupava l’intero piano terra poi, dopo la guerra, la casa fu raddoppiata e la parte nuova, sulla sinistra, fu utilizzata come bottega per alimentari e tabacchi.

L’osteria conservò il nome e fu gestita fino all’immediato secondo dopoguerra da alcuni nipoti di Antonio Fenati. In seguito passò varie volte di proprietà con alterne fortune. Verso la fine degli anni ’60, ad esempio, fu in gestione all’ex maestro elementare Alfredo Fecondi. Si ricorda un periodo di grande successo quando, nei primi anni 50, vi si aprì una pista da ballo all’aperto che attirava molti avventori e anche molti curiosi, al punto che il sabato sera spesso dovevano intervenire i Carabinieri per contenere la ressa di chi voleva solo ascoltare la musica stando sulla strada.

Un secondo periodo d’oro si ebbe negli anni 1956-58 quando la gente si affollava nell’osteria per vedere in TV la trasmissione “Lascia o Raddoppia” con Mike Bongiorno. Nelle case pochissimi avevano l’apparecchio televisivo e molti andavano a vedere la trasmissione addirittura al cinema, dove lo spettacolo di quiz era mostrato dal gestore del locale tra il primo e il secondo tempo del film.

I miei ricordi diretti partono da quegli anni frenetici del secondo dopoguerra: a Villa Magenta andavo a comprare le sigarette per mio padre o a fare qualche commissione per mia madre. Anch’io andavo a vedere Lascia o Raddoppia ed era una festa. Mi piaceva osservare i “tipi” da osteria, ascoltavo i fatti che raccontavano, le storielle a volte anche un po’ grasse di una Romagna che spesso rimpiango.

Poi un graduale declino ridusse la popolarità dell’osteria. Intanto il mondo e la gente attorno a Villa Magenta erano completamente cambiati; quel tipo di locale non attirava più e i gestori non riuscirono a trasformarla per rimetterla al passo con i tempi.

Rimane quello strano toponimo di cui molti non conoscono più l’origine e che conserva il fascino di una piccola comunità di 100 anni fa che sa di favola.

Claudio Gagliardi

 

Fonti
Dai ricordi raccolti da Vittoria Fenati, nipote di Antonio, e da Antonio Fenati, pronipote del patriarca e residente in quella casa fino a pochi anni fa;
Giovanni Manzoni, Mille anni di osterie nella Romagnola Ferrarese, Lugo, Walberti, 1990.