Luzzatto Silvia

Luzzatto Silvia

Milano 30 gennaio 1923 -  Baveno (Vb) 21 settembre 1943

 

Silvia Luzzatto, figlia di Mario Luzzatto e di Bice Ginesi, nipote di Olga Ginesi,
nata a Milano il 30 gennaio 1923, studentessa (V ginnasio), sorella di Maria Grazia Luzzatto.
Arrestata a Baveno (Vb). Morta nell'eccidio del Lago Maggiore.
Morte presunta avvenuta il 21 settembre 1943 secondo la dichiarazione del Tribunale di Verbania del 15/07/1950.
Non è sopravvissuta alla Shoah.

(fonte CDEC / Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea)

Silvia nacque e visse a Milano (con una parentesi di due/tre anni trascorsi con la famiglia a Londra, in seguito alla nomina del padre Mario Luzzatto quale direttore della filiale londinese della Pirelli). Studentessa del Liceo Parini di Milano fino all'anno scolastico 1937-38 (V Ginnasio), nel 1938 fu espulsa dalla scuola per effetto delle leggi razziali. Proseguì dunque gli studi presso la scuola ebraica di via Eupili, alla cui istituzione aveva contribuito anche il padre Mario. Nel 1942 le sempre più frequenti incursioni aeree su Milano indussero la famiglia Luzzatto a lasciare Milano per trasferirsi a Baveno nella villa "Il Castagneto", che fino ad allora era stata casa di vacanze. La sera del 13 settembre, dopo l'arresto del padre avvenuto in mattinata, venne prelevata dalle SS con la madre Bice Ginesi e la sorella Silvia. Venne assassinata, probabilmente il 21 settembre, con il resto della famiglia e altri ebrei rastrellati, forse sulla spiaggia presso villa Ruscello, appena fuori l’abitato di Baveno.

Da G.Mayda, “Ebrei sotto Salò”, Feltrinelli 1978:
“Una delle famiglie sterminate è quella dell’ing. Mario Luzzatto, direttore della Pirelli di Londra, che, dopo l’8 settembre, si era ritirato nella sua villa di Baveno, il Castagneto, insieme alla moglie Bice, alle figlie Maria Grazia e Silvia e alla cognata Olga” racconta il giardiniere del Castagneto (... )
“Portarono via le quattro donne. Non le vidi, ma le sentii piangere mentre le spingevano sul camion. Non ne sapemmo più nulla. Dopo la guerra, ci mostrarono un teschio, delle ossa e una scarpa con la suola ortopedica di sughero, dissepolti nella villa; ma non le riconobbi.” Forse il teschio era di un altro ebreo, un certo Wolfsi, di origine russa. Anche lui fu catturato. Le razzie di ebrei al lago Maggiore, nel settembre 1943, ebbero un bilancio noto di 36 vittime, ma misere spoglie continuarono a venire a galla sul lago per 4 anni sino al 1947. Un Maresciallo CC disse di averne incontrati più di 200.

La collocazione puntuale dell'Olocausto del Lago all'interno del quadro complessivo della deportazione ebraica in Italia è stata realizzata da Liliana Picciotto nel suo "Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia (1943-1945)", CEDEC-Mursia, Milano, 1991.

Il nome di Silvia Luzzatto e quello dei familiari compare sulla lapide della Rocca di Lugo.