Massa L., Antico Torrione e Rocca Estense

Massa L., Antico Torrione e Rocca Estense

 (XII secolo – 1921) - Piazza Umberto Ricci,

già Piazza Roma Imperiale e prima Piazza Francesco D’Este

«Il Torrione della Massa di San Paolo – chiamato “degli Eruli” – dovette essere faro nei remotissimi tempi sulla vasta zona acquatica che lo circondava. I Conti di Cunio lo tennero nel XII secolo. I baluardi sghembi erano cinti da un fossato. La sua altezza originaria era di ventisette metri. Aveva porte di ferro. Nel 1798 l’architetto massese Zaccaria Facchini lo troncava di metri otto e ottanta, per ragioni di stabilità, senza alterarne la primitiva forma. […] Il comune di Massa Lombarda ne decretò l’abbattimento nel 1921. Tocca a me di ricordare questa data col sottile rimpianto che solo le cose del paese nativo sanno insinuare nel cuore, a me che ci sono nato».

Così scriveva il romanziere e critico d’arte Francesco Sapori (1890-1964) nel 1934 ricordando l’abbattimento dell’antico Torrione, lui che, per sua stessa ammissione, fu l’ultimo ad aprire gli occhi in quella rocca marchionale [relativo al titolo e al grado di marchese, n.d.r.]. Uno scempio che avrà modo di deplorare ancora una volta nei versi del suo “Saluto a Massa Lombarda” quando amareggiato da quel triste epilogo scriverà: “Ahimè in Romagna cozzan veloci / ire e discordie, odii feroci / le glorie ignora del Torrione / e le dirocca l’orbo piccone”.

Primo testimone dell’insediamento umano in questo lembo di terra della Valle Padusa, il Torrione aveva superato indenne quasi otto secoli di storia di una piccola comunità che con caparbia determinazione aveva redento dall’infermità delle paludi centinaia di ettari di sterili valli. Il Bonoli, che trattò compendiosamente delle antiche origini di Massa Lombarda, narra che questo villaggio (e selva), donato nel 570 dall’Arcivescovo di Ravenna ai Monaci Greci di S. Maria in Cosmedin, passò ai benedettini nel 754 e nel 1164 ai Conti di Cunio, feudatari dell’imperatore Federico Barbarossa. Sotto questa signoria, tra il 1241 e il 1248, fu eretta una potente Torre a scopo di difesa, alta 26,4 metri, dotata di possenti mura e cinta da una larga e profonda fossa. “Massae Territorium primitus buschivum cum sola Turri, de Jure Abbatis S. Mariae in Cosmedin” - si legge nelle memorie settecentesche dell’arciprete massese don Antonio Tellarini. L’attribuzione agli Eruli invece, come riporta lo storico massese Mario Tabanelli, è da ricondursi ad un’antica carta geografica del ducato di Ferrara priva di datazione (forse di fine ’500) in cui è indicata per la prima volta una “Torre degli Eruli ove è Massa de’ Lombardi” e che darebbe fondatezza alla suggestiva ipotesi di una torre già esistente ai tempi di Odoacre, cioè settecento anni prima della sua ipotetica costruzione. Nel 1249 il territorio della Massa divenne degli Imolesi, i quali fabbricarono le prime case attorno alla Torre e alla Chiesa dedicata a S. Paolo. Nel 1251 il comune di Imola lo concesse in enfiteusi a 72 famiglie marmirolesi che qui ripararono dalle scorrerie del capitano ghibellino Ezzelino III da Romano che, sconfinando dal territorio veneto in quello lombardo, terrorizzava le popolazioni del mantovano, di parte guelfa. L’unica riproduzione fedele del Torrione prima che fosse abbassato di 12 piedi nel 1798, è di epoca rinascimentale e si può osservare in un dipinto presente nella piccola Chiesa di S. Salvatore. Persa la primitiva funzione di torre di guardia, le uniche informazioni che abbiamo sul Torrione sono quelle riportate in una relazione stilata nel 1746 dal notaio Giacomo Bassoli al cardinal Marcello Crescenzi, sullo stato in cui si trovava l’edificio in quel momento e sull’uso che se ne faceva: “La base del Torrione a cui si accede dalla corte per una porta ferrata, serve ad uso di stalla con volto per i cavalli e il fienile del Governatore, ed è lunga 25 piedi e larga 15 con una grossa colonna di pietra nel mezzo. La stalla comunica per due porte e contrapporte con due carceri segrete, l’una delle quali ha una finestra rivolta a mezzogiorno. Una grossa colonna quadrata dalla base giunge sino alla sommità del Torrione, sostenendo quattro piani, formati di grosse travi e di tavole di legno che servono da solari”. Dunque, nel tempo, il Torrione ebbe molteplici usi, fu utilizzato al pian terreno come stalla e come carcere, mentre ai piani superiori come granaio (ammasso frumentario) tra Sei e Settecento e come archivio comunale a inizio Novecento.

Nel 1440 Massae Lombardoum (questo è il nome della Massa di San Paolo a partire dal 1277) passò dal dominio della Chiesa a quello temuto e potente di Casa d’Este e sotto il marchesato di Lionello furono innalzate le prime mura perimetrali a difesa del paese allora diviso internamente tra “Castello nuovo” e “Castello vecchio”. Fra il 1445 e il 1448 Lionello d’Este fece erigere anche una Rocca, addossandola al Torrione7. Dal 1535 la Rocca sarà la residenza del marchese Francesco d’Este (1516-1578), dei suoi commissari e dei suoi fattori. Nel corso dei secoli essa fu sede di governatori, luogo di pubbliche udienze e di riunioni consigliari della Comunità, sede di carceri dopo l’Unità d’Italia, caserma della Guardia Nazionale e dei Pompieri e ancora sede di uffici giudiziari sino al 1891, anno in cui Massa Lombarda cessò di essere capoluogo di Mandamento con residenza di pretura. Ormai in stato collabente e priva di ogni utilizzo, il 5 gennaio 1910 il consiglio comunale deliberò per la sua demolizione dalla quale si sarebbero ricavati vantaggi per l’estetica, per l’igiene e la sicurezza pubblica, un miglioramento per il transito stradale con la realizzazione del cosiddetto “drizzagno” di Via Tiglio e  anche un piccolo guadagno finanziario dovuto alla cessazione degli oneri che gravavano sullo stabile (riparazioni urgenti, tasse, sfitti, ammortamento e frutti di capitale). Per il restauro sarebbe occorsa una somma ingente a cui il comune non sarebbe stato in grado di far fronte. I lavori inizieranno ad agosto del 1910 e a dicembre della Rocca non rimarrà più nulla. L’ufficio regionale di Bologna per la Conservazione dei monumenti dell’Emilia, non preventivamente informato, prenderà atto della sua demolizione. Accadrà lo stesso per il Torrione dieci anni più tardi. Il materiale, venduto, servirà alla costruzione della Casa del Popolo ubicata fuori Porta Lughese.

Nel 1921 il Torrione fu l’ultimo “inutile baluardo” allo sviluppo del paese ad essere atterrato in nome della modernità. Ne avevano già fatto le spese altri edifici storici ubicati nella stessa piazza: il Torroncino (sede dal 1723 dell’antico Monte di Pietà) giudicato ormai “inservibile” fu abbattuto alla fine dell’anno 1900 per decisione della Congregazione di Carità che ne era proprietaria e la Chiesa della Madonna della Porta Vecchia, edificata nel 1725 e abbattuta nel 1881 insieme all’oratorio attiguo. Oggi Piazza Umberto Ricci, desolatamente vuota, non conserva più nulla di quel lontano passato: la piazza più antica e storica della città, dove tutto cominciò oltre mille anni fa, non ha neppure una lapide che ricordi alle nuove generazioni le memorie dei nostri primi padri.

Alessio Panighi

 

Fonti
Francesco Sapori, Massalombarda, gemma dei borghi, gemma dei paesi, articolo pubblicato dal Comitato per le Onoranze a Luigi Maccaferri, Massa Lombarda, 1935;
Luigi Quadri, Nozze Borgnino – Bonvicini, tip. Ferretti, Lugo, 1905, pag. 9;
Luigi Quadri, Memorie per la storia di Massa Lombarda, Imola, Grafiche Galeati, 1970, pag. 52;
Mauro Tabanelli, La Romagna degli Estensi, Faenza, ed. Lega, 1976, pag.14;
Mauro Remondini, Dai borghesi illuminati al primo sindaco socialista, Walberti, Lugo, 2011, pagg. 433, 434, 435.