Massa L., Fabbrica Dalle Vacche

Massa L., Fabbrica Dalle Vacche

 Ettore e Leo & Figli - (metà ’800 – 2000)

Viale della Resistenza, già Via dell’Ospedale

Il sindaco Emilio Roli, nella canonica relazione alla Sotto Prefettura di Lugo, riferiva nel 1893 che a Massa Lombarda “non esistono industrie se non la Premiata Fabbrica di pompe irroratrici e di macchine agrarie dirette da Vincenzo Dalle Vacche e niente altro”.

Quello che può essere considerato il primo industriale massese portò da Sant’Agata a Massa Lombarda il ceppo dei Dalle Vacche a metà ’800 mettendosi a svolgere l’attività di fabbro ferraio. Era il ramo dei “Manocia”, attivo anche nel campo dell’intrattenimento visto che il Quadri nei suoi manoscritti cita spesso le feste nella Casa/Teatro di Vincenzo Dalle Vacche o da “Manocchia” e con ogni probabilità è la stessa cosa, col nomignolo dialettale italianizzato. Quel ramo dei Dalle Vacche rimase senza eredi, tanto che alla morte di Vincenzo (1923), la vedova Angela Preda decise di lasciare in beneficenza gran parte del suo patrimonio, tra cui il palazzo di via Giovan Battista Bassi che fu donato alle suore di San Francesco di Sales come testimonia una targa in marmo posta in un muro interno.

L’attività industriale prosegui grazie ad un altro ramo dei Dalle Vacche, guidato da Ercole, soprannominati “Slac”. Con l’avvento della frutticoltura industriale nacque una potente richiesta di imballaggi e allora Ercole Dalle Vacche, insieme ai figli Ettore e Leo, impiantò una moderna segheria dotata di una sega a nastro orizzontale per produrre tavole dal taglio di alberi di grandi dimensioni. Non fu però trascurato il ramo meccanico e così nella bottega di Viale della Resistenza, accanto al Ristorante “Tino”, fu un fiorire di macchine selezionatrici, spartisemi, spazzolatrici, denocciolatrici, affettatrici, nonché atomizzatori per l’irrorazione di frutteti e vigneti e poi carrelli verticali ed elevatori e così via.

Per fermare questa geniale attività ci si mise anche la stupida ferocia delle brigate nere fasciste che nel maggio del 1944 diedero fuoco alla fabbrica provocando la morte di Ettore e Leo. Nel dopoguerra però l’attività riprese grazie ai figli di Leo (Ercole) e di Ettore (Enzo, Corrado, Adriano e Vincenzo), chiamati anche a gestire l’attività dell’omonimo cinematografo.

L’azienda, che tuttora produce ed esporta macchine industriali in tutto il mondo, dopo un temporaneo trasferimento nei primi anni ’80 nei capannoni dell’Ondulatum, in seguito ad una fusione, si è trasformata in “Unitec” e dal 2000 è operativa a Lugo.

Mario Montanari

 

Fonti
“Giornale di massa”, ottobre 2007.