Massa L., Palazzo Avogli/Armandi/Matteucci

Massa L., Palazzo Avogli/Armandi/Matteucci

 e Chiesa di San Francesco (1300 circa – 1965)

Piazza Matteotti, già Piazza delle Camice Nere, già Piazza del Comune,

già Piazza Vittorio Emanuele II, già Piazza Maggiore

La presenza a Massa Lombarda della famiglia Avogli è documentata a partire dal 1347. Lo certifica un protocollo del notaio massese Giovanni Guiduccini conservato nell’Archivio comunale imolese. Del Palazzo Avogli – presumibilmente presente già nel XIV secolo – il Quadri ci fornisce alcune notizie parlando del capitano conte Leonardo Avogli che morì nel 1594. “Discendente di antichissima e nobilissima famiglia ferrarese, fu uomo d’arme”. Combatté in Portogallo e poi in Francia, tornò in Italia nel 1592 per salpare due anni dopo “con 200 fanti assoldati”, da Venezia per Corfù alla volta di Candia (l’attuale Creta) dove morì, lasciando tutto in erede al figlio Francesco.

Citando una nota del 1590 delle “Possessioni et beni” ritrovata dopo la morte del conte Leonardo, si apprende che il suo “palazzo dentro la Massa” presenta “una casa piccola attacchata con una bottegha”. Nel 1590, alla destra del palazzo, il conte aveva anche fatto erigere una Chiesuola dedicata a San Francesco. In quel palazzo nell’800 ci abitò il conte Leonardo Avogli Trotti, nato a Ferrara nel 1802. “Nutrito di sentimenti liberalissimi – racconta Quadri – sino dalla giovinezza fu sempre per l’Italia e lo mostrò nel 1831 e poscia quando, col grado di Capitano già della Guardia nazionale ottenuto nel novembre 1847, partiva col primo nucleo di volontari massesi alla volta di Ferrara. Partecipò attivamente alle lotte risorgimentali e, dopo l’Unità, nel marzo del 1860, divenne brevemente anche sindaco di Massa Lombarda. Lasciò l’incarico dopo che nel settembre 1861 fu fatto segno ad un attentato, un colpo di pistola lo colpi al collo. La ferita non fu grave, ma sufficiente per convincerlo a trasferirsi con la famiglia a Bologna.

Quel sontuoso edificio che si affacciava sulla piazza maggiore del paese, di fronte al municipio, ma che con le scuderie e il parco retrostante raggiungeva la parallela via Giambattista Bassi, nei primi del ’900 era di proprietà del conte Guelfo Armandi-Avogli. Le foto dell’epoca ci mostrano interni di grande pregio, eredità delle nobili famiglie che l’abitarono per oltre cinque secoli. Il fabbricato che si affacciava su via Bassi, dove si trovava il deposito delle carrozze e la stalla dei cavalli, fu ceduta agli arrotini Dosi attorno al 1920. Il palazzo fu in seguito venduto alla famiglia di Lionello Matteucci, facoltoso possidente bolognese che aveva in proprietà a Massa Lombarda anche diversi fondi agricoli. Nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale, dal 1943 al 1945, il palazzo divenne la sede operativa della “brigata nera”, cioè dei fascisti della Repubblica Sociale di Salò. Quando il possidente Matteucci, nei primi giorni del maggio 1945, tornò a Massa Lombarda per controllare lo stato delle sue proprietà, fu rapito e ucciso da alcuni partigiani che ne fecero anche scomparire il corpo, mai più ritrovato. Questo tragico epilogo portò la famiglia Matteucci a disfarsi del palazzo e di tutta l’area adiacente, circa 4.000 mq.

Nel 1953 fu acquistato dal conte modenese Giuseppe Forni che poi lo “girò” alla parrocchia. Tutta l’area edificata e l’adiacente parco su via Bassi diventò il nuovo oratorio della comunità cattolica. A metà anni ’60 fu poi deciso l’abbattimento del palazzo, il suo recupero avrebbe comportato uno sforzo economico che la Curia non si sentì di sostenere. Al suo posto nel 1967 sorse il nuovo Palazzo Giovanni XXIII. La chiesa di San Francesco, che dal 1590 sorgeva alla destra del palazzo, era già stata demolita vent’anni prima, nel primo dopoguerra, per ordine del sindaco, dalla locale Coop Muratori per far spazio a una banca. Così ha raccontato quei fatti l’allora direttore della coop Walter Zini: “Non era una bella chiesa ed era sempre chiusa. La guerra non l’aveva distrutta, era in condizioni discrete, ma c’era da far posto alla banca e arrivò l’ordine di buttarla giù. Si diceva che sotto al campanile ci fossero 33 monete d’oro, 33 come gli anni di Cristo. Era vero, le trovammo e poi le rivendemmo a Bologna. Ogni moneta pesava 4 grammi”.

Mario Montanari

 

Fonti
Luigi Quadri, Gli uomini più distinti di Massa Lombarda, Imola, Grafiche Galeati-Comune di Massa Lombarda, 1989;
Walter Zini, Le distruzioni della ricostruzione, intervista sul “Giornale di massa”, novembre 1999;
Comunità Cattolica di Massa Lombarda, Ci vediamo all’Oratorio, Massa Lombarda, 2012.