Massa L., Porta Lughese

Massa L., Porta Lughese

 (1859 – 1949) - Corso Vittorio Veneto, incrocio con Via Piave

La costruzione di Porta Lughese che sino alla metà del secolo scorso segnava il limite ad est del centro cittadino fu frettolosamente iniziata nel giugno del 1857 in previsione del viaggio che Papa Pio IX avrebbe intrapreso nelle Legazioni di Romagna. Il progetto fu affidato all’architetto imolese Luigi Ricciardelli già autore del disegno per la nuova porta della città di Imola (Porta Romana), eseguito quell’anno per la medesima circostanza. Il ritardo nell’inizio dei lavori non permise di portare a compimento l’opera per tempo e quando il Pontefice fece il suo ingresso a Massa Lombarda, il 26 luglio 1857, l’arco onorario era ancora alle fondamenta. I lavori ripresero nel 1858, ma a causa di varie interruzioni la Porta fu ultimata soltanto l’anno successivo. A giugno del 1859 l’opera si poteva dire ormai conclusa, rimanendo da apporsi nella parte sommitale dell’arco, in “parte antica” e in “parte postica”, le due epigrafi dedicatorie dettate dal prof. Vincenzo Mignani, noto latinista ed epigrafista bolognese. Ma le vicissitudini politiche e militari che stavano allora scuotendo i vecchi ordinamenti, con l’adesione delle Romagne al Governo Provvisorio e poi con l’annessione al Regno di Sardegna, non resero più necessaria la loro collocazione.

Porta Lughese fu costruita sulle rovine di una più antica Porta, detta “Porta Nova” o “della Celletta” eretta dai duchi d’Este alla fine del XV secolo che si appaiava con una ancor più antica, al lato opposto del paese, detta Porta Bolognese (o Porta Vecchia o del Molino). La prima, pur ancora in buono stato, fu atterrata nel 1847, mentre Porta Bolognese subì identica sorte nel 1884. È lo storico massese Luigi Quadri (1856-1925) a spiegarci le ragioni della demolizione di Porta Celletta: “Riusciva difficile, faticoso e talvolta anche pericoloso introdurre per quelle due ristrettissime Porte dei carri di fieno o di paglia o di strame vallivo dentro il paese, occorrendo tutte le volte o disfarli o dimezzarli. Per ovviare a questo inconveniente si cominciò la costruzione di un terzo ingresso al paese dalla parte fra levante e mezzodì, ma il lavoro rimase incompiuto e così nella seduta del 24 agosto 1839 il Consiglio comunale, col consenso dell’Autorità superiore, deliberò per la demolizione di Porta Celletta che avvenne nel marzo del 1847”. Di questa antica porta a forma di torre merlata con ingresso a sesto acuto, rimane ancora oggi un fedelissimo disegno ottocentesco, opera del celebre incisore Bernardino Rosaspina.

Pur uscita indenne dai bombardamenti alleati, che nell’aprile del 1945 causarono gravi danni a molti edifici del centro storico, Porta Lughese fu abbattuta nel dicembre del 1949, portando a compimento una delibera già approvata dall’amministrazione comunale nel 1913. I motivi che spinsero quella a scelta, sono analoghi a quelli addotti per giustificare l’abbattimento di tutti gli edifici storici monumentali avvenuti sino a quel momento a Massa Lombarda, vale a dire lo stato di fatiscenza, il pericolo per il transito, le ingenti spese di restauro e problemi legati all’igiene. Portata a termine la demolizione, le pietre di risulta furono impiegate per chiudere il vano della fontana artesiana di Piazza Umberto Ricci su cui fu eretto nel dopoguerra il monumento ai caduti partigiani. L’abbattimento di Porta Lughese avvenuto senza il preventivo consenso dell’Autorità governativa non rimase tuttavia impunito. Per aver violato la legge Bottai del 1939 per la tutela “delle cose di interesse storico e artistico”, il Comune fu sanzionato con una pesante multa.

Alessio Panighi

 

Fonti
S.N., All’augusto PIO IX – Sovrano Pontefice – il Municipio e le genti di Massalombarda – concordi esultanti, Bologna, tip. Dell’Ancora, 1857, pag. 3;
Luigi Quadri, Memorie per la storia di Massa Lombarda, Imola, Grafiche Galeati, 1970, pag. 268;
Mauro Remondini, Dai borghesi illuminati al primo sindaco socialista, Lugo, Walberti, 2011, pag. 471.