Massa L., Teatro Eden

Massa L., Teatro Eden

già Arena/Politeama Minguzzi

(anni ’30 del Novecento – 1997) - Via Giovan Battista Bassi

La storia dei teatri a Massa Lombarda cominciò nel 1789 quando l’architetto Zaccaria Facchini approntò “ad uso di teatro” il salone a pianterreno del palazzo comunale. La borghesia che abitava in città era “affamata” di luoghi di ritrovo e in pochi decenni ne collezionerà una bella serie. Nel 1834 nacque il Circolo Popolare che, dopo essere stato sciolto dopo la rivincita del potere temporale della Chiesa, risorgerà nel 1865. Nato come convivio degli intellettuali del paese, diventò a fine ’800 il luogo per eccellenza di favolose feste di ballo per la festa del patrono San Paolo e nel periodo del carnevale dove anche i bambini avevano riservato il pomeriggio del giovedì grasso.

Nel 1883 si aggiunse l’Arena Zamboni, sul corso centrale, a metà strada tra municipio e chiesa del Carmine. Lì si svolsero feste, concerti musicali, spettacoli, conferenze e tanti comizi, a cominciare da quelli del primo maggio. Lì venne a parlare di San Paolo Andrea Costa, lì si fece conoscere la soprano Norma Sella.

Ma per ballare e far festa, con tanto di “sparizione dei cappelli”, “sborgnie” e “ragazzette” – come raccontava il Quadri nelle sue cronache “in diretta” lasciate nei manoscritti – i luoghi erano molti altri: nella casa/teatro Dalle Vacche, nel “Camerone”, nel palazzo della Tenuta Eynard, da “Manocchia” ma anche, per i ceti più popolari, negli inquietanti “Inferno” e “Purgatorio”.

Nei primi decenni del ’900 comparirono sulla scena anche l’Arena/Politeama Minguzzi e quindi il Teatro Eden. Al Politeama Minguzzi sappiamo che si tenne nell’ottobre del 1923 l’ultimo atto dei grandi festeggiamenti approntati dai fascisti massesi nel primo anniversario della Marcia su Roma, la sera un concerto musicale. Meno di due anni dopo, a partire dal 18 maggio 1925, all’Arena Minguzzi (cambiano i nomi, ma il luogo era lo stesso) si andava al cinema per vedere Scaramouche. Si trattava, si legge nella locandina custodita nell’archivio parrocchiale, di un superfilm in 5 parti. Gli attori erano Rex Ingram, Alice Terry, Lewis S. Stone e Ramón Novarro, “prezzi soliti” (quindi c’erano già state precedenti programmazioni). Accompagnava “la film” l’Orchestrina locale. Il film, ambientato nel periodo della Rivoluzione Francese, riduzione di un popolarissimo romanzo inglese, “è considerato il miglior lavoro eseguito in America lo scorso anno”. La locandina annunciava quindi per i mesi di giugno e luglio la proiezione di altri film: La Regina di Saba, Violette Imperiali, La casa dei pulcini, I due Foscari, Sangue e Arena.

Presumibilmente verso la fine degli anni Trenta o l’inizio degli anni ’40, il Politeama Minguzzi fu trasformato nel Teatro Eden, un nuovo, più capiente e più elegante contenitore per feste e spettacoli di ogni tipo, cinematografo compreso. Quando arrivarono i giorni dell’aprile del 1945 le bombe però non lo risparmiarono. Scrive nei suoi minuziosi resoconti bellici Gastone Marri: “Mercoledì 11 aprile, verso le ore 15 circa, un pattuglione di Thunderbolt attaccò la zona dove erigevasi il nuovo Teatro Eden lanciando circa 8 bombe da 1000 Lbs e bombe a razzo da 75 Lbs. Il teatro fu completamente distrutto e trovarono la morte due cittadini”.

Ma quel teatro, nonché cinematografo, in via Giovan Battista Bassi, dal quale si accedeva salendo le scale di un bel palazzo che al piano superiore ospitava appartamenti regolarmente abitati e che si era comunque salvato, rinacque nel dopoguerra ancora più imponente: “Se la memoria non mi inganna – raccontava Domenico Folli, a lungo presidente della società che lo gestì – il Teatro Eden esisteva anche prima della Seconda guerra mondiale, ma fu solo nel dopoguerra che divenne una grande sala da 1.500 posti [una capienza superiore a qualsiasi sala coperta nel raggio di 30 km], con un’acustica e un palcoscenico secondo solo al Duse. Così almeno dicevano gli artisti delle tante compagnie di avanspettacolo che venivano qui a cantare, a ballare e a recitare”.

Furono decenni da far girare la testa. Grandi film, grande teatro, grandi cantanti – tutti quelli sulla cresta dell’onda negli anni ’50, ’60 e ’70 – e nel “Ridotto”, la grande sala che anticipava la platea, la galleria, lo schermo e il palcoscenico, le feste favolose delle varie società massesi, quelle della Venezia, del Profumo, dello Sport, della Maranziana e via discorrendo. Sapienti fotografi hanno immortalato quelle eleganze e quegli abiti da sogno partoriti dalle sapienti mani delle sartorie locali, in anni dove l’economia e la ricchezza volava sulle ali della frutticoltura.

Poi la crisi strisciante della cinematografia andò a colpire soprattutto i locali dei piccoli centri. Ma ancora nei primi anni ’80 il locale era “vivo”, con le Stagioni culturali del Comune, con compagnie teatrali di prima grandezza e con concerti di ottimo livello la grande platea tornò a riempirsi facendo balenare un lungo futuro. Invece nel 1983, dopo i provvedimenti adottati dal governo in seguito al tragico incendio del cinema Statuto a Torino, l’Eden improvvisamente chiuse i battenti.

Ma perché doveva chiudere un teatro così importante, così capiente, così indispensabile? “Quella dell’Eden – spiegò Domenico Folli – era una società formata da tredici soci, tutti occupati in ben altre attività. Forse non è mai stato seguito con la dovuta cura, così quando è arrivata la crisi del cinema e gli investimenti per la manutenzione e la sicurezza si sono gonfiati, nessuno o pochi se la sono sentita di andare avanti. A mio avviso non era una fine scontata, ma nessuno se l’è sentita di scommettere”.

Nella seconda metà degli anni ’80 il Comune fece un tentativo di acquisto. Ma la Cassa Depositi e Prestiti pretese, per concedere il mutuo, che ci fosse anche un piano di ristrutturazione e un progetto di gestione. Alla fine l’investimento assunse dimensioni tali da far lanciare al Comune la spugna e il teatro andò incontro, con tanti postumi rimpianti, ad un tragico destino. Quello dell’abbattimento. Nel dicembre del 1997 le ruspe entrarono in azione per spianare la strada ad una cascata di 40 appartamenti. E dell’Eden è rimasta solo la facciata.

Mario Montanari

 

Fonti

Luigi Quadri, Vita massese attraverso i secoli, Massa Lombarda, Tipografia di Massa Lombarda, 1909;
Mario Montanari (a cura di), Passeggiavano col nastrino rosso. Le vicende di una città di periferia dal 1861 al 1905 nelle cronache e nei diari del maestro Luigi Quadri, Faenza, Litografie Artistiche Faentine, supplemento al n.12 del “Giornale di massa”, 1986;
Mauro Remondini, Il paese della frutta. Dai borghesi illuminati al primo sindaco socialista. Massa Lombarda 1860-1918, Lugo, Walberti, 2011;
Gastone Marri, I bombardamenti su Massa Lombarda, “Giornale di massa”, maggio/giugno 1981;
Domenico Folli, intervista al “Giornale di massa”, settembre 1997.