Milovice, Il campo di prigionia 1

Milovice, Il campo di prigionia (1)

Dal poligono militare al campo di prigionia

Milovice, anticamente Milowitz, che nel XV/XVI secolo era il capoluogo di una Contea con un annesso maniero, divenne, fin dalla campagna di Napoleone contro la Russia nel 1800, luogo di deportazione dei prigionieri di guerra. A partire dal 1848, il nome Milovice (provincia di Nymburk, Repubblica Ceca) è stato associato alle forze del Patto di Varsavia, che qui vi avevano collocato il proprio comando occidentale, nonché una base logistica di notevole importanza e praticamente inaccessibile. Milovice era tuttavia noto a moltissime famiglie italiane, russe e serbe poiché lì vi finirono, a partire dal 1914, molti dei prigionieri del fronte austriaco durante la Prima Guerra Mondiale.

Originariamente l’area adiacente al villaggio di Milovice, chiamata in origine Starý Benátky, non era destinata a campo di prigionia, ma alle esercitazioni di tiro dell’artiglieria. La raccolta ed il concentramento di prigionieri non fu effettuato quindi, come spesso all'epoca, in aree create appositamente, ma in questo caso furono sfruttati gli spazi e le infrastrutture del preesistente poligono militare austro-ungarico.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si assistette ad una serie di cambiamenti nella struttura del poligono. Sebbene continuasse l'afflusso delle truppe destinate alle esercitazioni per il tiro a fuoco, queste non furono più alloggiate nel campo poiché cominciarono ad affluire allo stesso tempo un numero imprevisto di prigionieri di guerra, all'epoca in prevalenza russi e serbi. Nei primi tre mesi di guerra i prigionieri alloggiati a Milovice ammontavano già a 5.000. Nell'autunno del 1914 l'erario austro-ungarico fu quindi costretto ad avviare la costruzione di nuove baracche per i prigionieri di guerra. Ad ovest del campo numero I, su di un lieve pendio, fu costruito il campo di prigionia numero II composto di 101 edifici. Questi erano in legno con pareti rivestite di carta catramata e fondamenta in mattoni. La costruzione fu affidata ai contadini della zona ed ai prigionieri russi. Le baracche erano lunghe dai 30 ai 45 metri ed erano larghe 10. In ogni baracca potevano essere alloggiati dai 200 ai 300 uomini. Nel campo c'erano inoltre cucine, vasche per l'igiene personale e per il lavaggio dei vestiti, ed altri tipi di servizi. Sono conservate ancora alcune circolari imperiali in cui veniva stabilito che il campo, nonostante la sua sobrietà, dovesse risultare pienamente funzionante. Gli ufficiali prigionieri furono invece collocati nel campo I.

Allo scoppio della guerra con l'Italia, a causa del continuo affluire di prigionieri, fu costruito il campo III. In questo campo furono costruite 46 baracche dello stesso tipo del campo II. Secondo le registrazioni, al 19 giugno del 1915 erano presenti nel campo già 25.391 prigionieri di varie nazionalità. Sempre nel 1915 fu costruito il cimitero militare. Nel secondo rendiconto annuale del 1916 si riporta che per quell'anno avevano soggiornato nel campo 46.000 prigionieri. Dall'ottobre del 1917, ovvero dopo lo sfondamento di Caporetto, la situazione nel campo di prigionia divenne complessa per le autorità del campo stesso e più che drammatica per i prigionieri. Un documento del febbraio 1918 riporta che al 27 novembre del 1917 i prigionieri erano in tutto 6.073, mentre al 10 gennaio il loro numero ufficiale era già salito a 15.363, creando non poche complicazioni alle autorità austriache che non riuscirono a sfamare in nessun modo i prigionieri, che così patirono la fame e enormi sofferenze.