Stignani Ebe

Ebe Stignani

Napoli 11 Luglio 1903 - Imola 6 Ottobre 1974

Era nata a Napoli, morì a Imola ma riposa a Bagnacavallo; a Bagnacavallo venne nel 1935 a cantare, come attesta una lapide posta nel teatro Goldoni, con quattro recite di “Mignon”, tragedia lirica del compositore Ambroise Thomas.

Ebe Stignani (Napoli 11 luglio 1903) è stata una mezzosoprano; nasce da famiglia romagnola originaria di Bagnacavallo (Ugo Stignani e Pasqua Moni) poi trasferitasi a Napoli per ragioni di lavoro. Nel 1916, a 13 anni, si iscrive al Conservatorio San Pietro a Majella, dove studia pianoforte con Florestano Rossomandi e composizione con Camillo De Nardis. Il suo desiderio è diventare insegnante, ma durante un saggio di canto il maestro Agostino Roche ne scopre le doti di cantante e la invita a specializzarsi anche in quella disciplina. Nel 1923 si diploma in pianoforte e l'anno successivo in canto.

Debutta al Teatro San Carlo di Napoli nel 1925 come Zephira ne "Il cavaliere della rosa" e inizia poi la carriera internazionale esibendosi nei teatri del Sudamerica (specialmente Argentina e Cile), dove diviene in breve tempo uno dei mezzosoprano più richiesti. Dagli anni trenta al 1956 è ospite fissa del Teatro alla Scala interpretando svariati ruoli, tra cui Eboli, Adalgisa, Laura, Azucena, Leonora. Inaugura alla Scala almeno venti stagioni d'opera. Canta inoltre al Covent Garden di Londra nel 1937, 1939, 1952, 1955 e 1957, a San Francisco nel 1938 e 1948, a Chicago nel 1955. Tra i suoi partner preferiti Beniamino Gigli, Mario Del Monaco, Renata Tebaldi, Maria Callas.

Nel 1935 si stabilisce a Imola e nel 1941 si sposa; dal matrimonio nasce un figlio. Nel 1958, in seguito alla scoperta di una malattia a un rene che ne richiede l'asportazione, decide di ritirarsi dalle scene. Trascorre a Imola il resto della vita e scompare all'età di 71 anni (6 ottobre 1974). Per sua espressa volontà è sepolta nel cimitero di Bagnacavallo accanto al marito Alfredo Sciti. Nel 1977 il consiglio comunale di Imola intitolò alla sua memoria il Teatro comunale.

Dotata di una voce di bellissimo timbro, di grande ampiezza ed estensione (dal fa naturale grave al do diesis sovracuto, che le consentì di affrontare anche ruoli scritti per contralto e soprano drammatico) e sorretta da un'eccellente tecnica, fu musicalmente adatta a tutti gli stili, anche per la sua solida formazione musicale di pianista.

La signora Maria Flaminia Codronchi Torelli Sciti, nuora di Ebe Stignani, racconta che “... In famiglia cercava di non parlare della sua vita artistica e delle sue esperienze anche se, come capita a ognuno di noi, spesso i riferimenti e i ricordi le uscivano, suo malgrado. Di buon carattere, affettuosa, gentile e disponibile, quando si trattava di musica diventava un'altra persona, esigente e rigorosa, non tollerava (è il caso di usare questo termine) la mediocrità e l’approssimazione. Premesso che non l'ho mai sentita criticare alcun collega, esprimeva la più totale ammirazione per Beniamino Gigli (per lei il più grande). Altri che ricordava erano Merli, Neri, Di Stefano, tra i giovani dell'epoca Bergonzi, Pavarotti (non in tutto). Parlava con grande affetto di Giannina Arangi Lombardi, Gina Cigna, Magda Olivero, Maria Caniglia, Fedora Barbieri e Joan Sutherland con la quale aveva cantato al Covent Garden. Le piacevano Montserrat Caballè, Elena Suliotis e Renata Scotto. Naturalmente considerava Maria Callas una grandissima artista, un vero fenomeno, ma, nonostante abbiano cantato insieme tantissime volte, non hanno mai legato, forse erano troppo diverse per stile di vita ed educazione. Finita la carriera interruppe i rapporti col mondo dell'opera, se invitata non dava la disponibilità, non ha mai partecipato a giurie di concorsi, né ha mai fatto audizioni o lezioni di canto. Negli anni in cui l'ho frequentata ha concesso un'unica intervista, mi pare a Celletti, per tutto il resto negazione assoluta. Tre apparizioni ufficiali: alla Scala per ricevere un riconoscimento alla carriera (l'aveva invitata Grassi che conosceva da sempre e non era riuscita a rifiutare), a Napoli per il centenario di Aida, a Firenze per non so quale rievocazione... Raramente assisteva a rappresentazioni di opere liriche, spesso a concerti di musica classica. Sempre in incognito, non ho mai capito se quando qualcuno la riconosceva aveva piacere oppure no... Era un'ottima cuoca, ma a me piace ricordarla come una persona di grande umanità e modestia, mi diceva: Non ho mai amato i ricevimenti e la vita mondana, ho avuto in dono una voce con la quale ho potuto dare alla gente attimi di serenità e questo è stato un grande privilegio, quanto al resto, ho sempre preferito trascorrere il mio tempo nell'intimità della famiglia."

 

Mario (Maginot) Mazzotti