Giacomo Vespignani, detto “Babaza” o “L'antipratico”, pittore e ceramista, nasce a Lugo il 15 aprile 1891. Studia all'Accademia di belle arti di Bologna dove si diploma nel 1913; si avvicina al futurismo nel 1914. Prende parte alla serata futurista del 19 gennaio 1914 al Teatro del Corso di Bologna. Il 20 marzo 1914, Marinetti, Carrà, Boccioni e Russolo inaugurano nel sotterraneo dell'Hotel Baglioni di Bologna una Mostra d'avanguardia che dura un solo giorno con tele di Giorgio Morandi, Mario Bacchelli, Osvaldo Licini e Severo Pozzati. Vespignani si fa apprezzare con dipinti degli anni precedenti, traversati da una vena cromatica spregiudicata: Tuf tuf del trenino nero, Il canto dell'usignolo, Le rane al macero.
Dopo la mostra del 1914 la pittura di Vespignani si accosta alle istanze di "Valori Plastici", perseguendo recuperi contemplativi e naturali, anche se restano forti in lui le inclinazioni futuriste. Nello stesso 1914 realizza infatti presso la bottega dei fratelli Minardi di Faenza alcune maioliche che dal 19 al 26 settembre 1915 espone alla Mostra di arte e beneficienza di Faenza, dove anche appaiono le sue tele Poesia della notte, Tramonto sul canale, Impressioni di giardino, Natura morta e Impressione d'inverno. Del 1916 è una mostra a tre (con Pasi e Margotti) allestita a Firenze e da Pasi stesso promossa (da una testimonianza verbale di Anacleto Margotti a Serafino Babini). Espone ceramiche e tele futuriste nel settembre 1917 per l'Esposizione interregionale d'arte di Lugo di cui fa parte del Comitato Esecutivo assieme a Pratella, Sella, Nino Pasi, Severo Pozzi e Roberto Baldessari.
Gli anni successivi sono tutto un succedersi di apparizioni: nel 1919 partecipa a Milano alla Grande esposizione nazionale futurista di Palazzo Cova, trasferita nel 1920 a Genova e a Firenze. Marinetti inaugura una sua personale ad Antignano, sulla costiera livornese. È presente nel 1921 alla Esposizione regionale d'arte a Forlì e crea alcuni pezzi di ceramica futurista. Nel 1923 espone alla Bottega d'Arte di Livorno, nel 1924 alla XIV Biennale di Venezia e nel 1926 alla XV Biennale nella cornice della Mostra del futurismo italiano allestita nel padiglione dell'U.R.S.S., dove appare il suo dipinto Complementarismo. Dal 20 gennaio al 5 febbraio 1927 è la più significativa presenza romagnola (assieme a Mario Guido Dal Monte) a una mostra di opere futuriste alla Casa del Fascio di Bologna a cui partecipa con un solo dipinto.
La tela Complementarismo, poi andata perduta, viene esposta nell'aprile-luglio del 1927 nella sezione futurista della terza Quadriennale di belle arti a Torino e riproposta nel novembre-dicembre 1927 a Milano alla Galleria Pesaro nella Mostra di trentaquattro pittori futuristi. Tra il 1920 e il 1929 vive nei mesi estivi sulla collina livornese dell'Ardenza, nella villa "La Morazzana" di proprietà del lughese Francesco Pasi, gestore del Teatro di Livorno: qui dipinge paesaggi nei cassettoni del soffitto della sala. Insegna alla Scuola di arti e mestieri di Santa Sofia di Forlì fino al 1927, e poi a Lugo dove nella stessa epoca dirige la Scuola comunale di ceramica.
Muore a Lugo il 28 dicembre 1941.