Zagonara, Castello, Cronaca di Flavio Biondo

Zagonara, Castello, Cronaca di Flavio Biondo

autore di tre enciclopedie alla base di tutte le opere successive sulle antichità romane

Da “Historiarum ab inclinatione Romanorum imperii decades” (Le decadi storiche dal declino dell'impero romano).
Flavio Biondo, storico e umanista italiano del Rinascimento, fu il primo a coniare il termine Medio Evo e fu sempre il primo ad analizzare gli antichi monumenti di Roma con vero e proprio metodo archeologico.

 

Mese di luglio, Anno 1424.

I Forlivesi, stanchi dell'assedio di Carlo Malatesta, chiesero ripetutamente aiuto a Filippo Maria Visconti, anche perché Alberico da Barbiano, dai forti di Massa Lombarda, Zagonara e Sant’Agata sul Santerno, appositamente sistemati a campi fortificati, dominava Lugo e la campagna di Imola.

Preoccupato delle conseguenze di un ulteriore indugio, Filippo mandò in Romagna - con 4000 cavalieri e 1000 fanti - Angelo Della Pergola che da Parma, in quattro tappe, fu a Lugo per isolare e vincere Alberico o per cavare l’assedio a Forlì se l’animoso Malatesta si fosse spostato per aiutarlo. Alberico, che si era tenuto fino a quel giorno in Massa Lombarda, città fortificata in grado di resistere a un lungo assedio, decise di chiudersi con pochi in Zagonara.

Angelo Della Pergola l’assediò subito e, per evitare che in una sortita potesse sfuggirgli, sbarrò la porta con dei reticolati, scavò fossati intorno al campo e con delle trincee rafforzò la strada che da Zagonara andava a Lugo, in modo che se le cose fossero volte al peggio, i suoi avrebbero avuto una via di fuga sicura. Mentre venivano condotti questi lavori, il Della Pergola dava l’attacco al castello da due fronti, notte e giorno. Accortosi che Alberico contava soprattutto sulla difesa fornita dall’acqua nei fossati del Castello, la fece defluire, obbligando Alberico o ad arrendersi o a resistere invano. Messo così alle strette Alberico ricorse a una soluzione di ripiego: patteggiò con Angelo Della Pergola una tregua di quattro giorni e avvertì Carlo che se non fosse stato soccorso con urgenza avrebbe dovuto, con rammarico e dolore, consegnarsi al nemico.

Al tramonto del terzo giorno di tregua Carlo Malatesta diede l’ordine di partire ai soccorsi che aveva apprestato nei giorni precedenti, quando all’improvviso si scatenò un nubifragio che oscurò la luna piena e durò tutta la notte, impacciando nel buio e nel fango i cavalieri e rendendo penosa la marcia della fanteria. All’alba Carlo, ricomposte le fila, si accorse che molti mancavano, rimasti indietro per il maltempo, ma ordinò comunque l’avanzata. Il Della Pergola fece allora rompere gli argini del canale derivato dal Senio nei pressi di Maiano, convogliandone le acque nelle fosse da lui fatte scavare intorno al campo, già colme per la pioggia.

Carlo Malatesta, quando giunse in vista del campo nemico, non trovò un posto asciutto in cui schierare l’esercito, ma siccome scadeva la tregua non tenne conto della stanchezza dei soldati e ordinò l’attacco. Il Della Pergola badava solo a difendere, con pochi uomini scelti e riposati, il passaggio tra il campo e la porta. I Fiorentini si ritrassero poco a poco e alcuni cominciarono a fuggire, tanto più che dopo cinque ore di assalti davanti al fossato e sotto gli occhi dello stesso Alberico, questi non si decideva a portare aiuto a Carlo. Infine Angelo della Pergola, vedendo i reparti disperdersi alle spalle di Carlo che combatteva valorosamente, ordino il contrattacco, travolgendo l'avversario.

Carlo, caduto da cavallo, venne fatto prigioniero. Avrebbe allora potuto Filippo Maria Visconti fare prigionieri tutti i fiorentini se si fosse spinto verso la città, ma sbrigando ogni cosa per interposta persona, gli venne subito meno l’entusiasmo per questa vittoria, prima di capire quale grande occasione gli si era offerta.

 

(Traduzione di Marco Cavalazzi)