Zanzi Vittorio, Giusto tra le Nazioni

Vittorio Zanzi, Giusto tra le Nazioni

Con la moglie Serafina e i coniugi Luigi e Anna Varoli strappò 41 ebrei alla Shoah

 

La cittadina di Cotignola, in provincia di Ravenna, fu luogo d’asilo per uomini perseguitati per ragioni politiche, soldati che avevano disertato ed ebrei. Due famiglie in particolare si distinsero in quest’opera: quella del professor Luigi Varoli e quella di Vittorio Zanzi, commissario prefettizio del Comune, di mestiere macellaio. Zanzi si procurava i documenti falsificati, Varoli la sistemazione di decine di persone.

Ada Valabrega Ottolenghi, nata nel 1903 a Torino, racconta nel suo intenso diario come Zanzi, Varoli e altri abitanti di Cotignola vennero in soccorso della sua famiglia composta da otto persone. Oltre a lei, il marito, Guido Ottolenghi (che faceva parte del Corpo Volontari della Libertà, decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per la sua attività di combattente nelle file della resistenza, e per questo attivamente ricercato), i loro tre figli Luisella, Emilio, Emma, sua sorella Augusta Valabrega Muggia col figlio Aldo, e la bambinaia dei ragazzi, Marie Artus, che, benché non ebrea ma valdese, si era rifiutata di lasciare la famiglia. Il 20 ottobre 1943 i nazisti circondarono la villa a Porto Corsini, comune di Ravenna, dove gli Ottolenghi erano sfollati, perquisendola per molte ore alla ricerca di armi, che vi erano celate in grande quantità ma che, fortunatamente, non vennero trovate. Sotto la minaccia dei mitra tedeschi, Ada Ottolenghi guidò i tedeschi nella minuziosa ricerca, riuscendo a sviarli e a farli momentaneamente desistere. Guido Ottolenghi, che aveva sul capo pendete una lauta taglia, riuscì a fuggire con la famiglia dapprima a Ravenna, dove ricevette soccorso dalla rete antifascista locale, e poi a Cotignola dove sapeva che sarebbero stati protetti. Furono accolti calorosamente in casa del professor Luigi Varoli e da sua moglie Anna. Per Guido Ottolenghi fu allestito un rifugio segreto ricavato da un piccolo vano nel solaio, con un lettuccio e con un’apertura di fuga sui tetti, dove rimase per sei mesi e dal quale usciva soltanto per la sua attività clandestina nella resistenza. Il commissario Vittorio Zanzi fece poi compilare documenti contraffatti e distribuì nuove carte annonarie. La famiglia Ottolenghi, senza Guido, fu poi trasferita, da Zanzi stesso, in una notte di novembre sotto la pioggia battente, nella casa di Mario e Luigia Tampieri, lontana dal centro abitato.

Anche Giuseppe ed Ettore Lopes Pegna di Bologna furono ugualmente ospitati da Zanzi che procurò loro carte false. Il professor Marco Oppenheim, viceprimario dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna fino al 1938, riparò con la famiglia a Cotignola, svolgendo assistenza gratuita ai feriti dei bombardamenti e ai malati locali. Così fu per il professor Atalo Muggia, arrestato a Bologna mentre operava un paziente e deportato ad Auschwitz, la cui famiglia fuggì a Cotignola; e così per molti altri.

Scoperto dai tedeschi, Zanzi fu arrestato a Ravenna il 17 maggio del 1944, ma, dopo mesi di prigionia e di intimidazioni, grazie all’intervento di Guido Ottolenghi che partecipò alla liberazione di Ravenna, fu rilasciato. Cotignola fu liberata il 10 aprile 1945 e i primi a entrare nella cittadina totalmente distrutta furono i militari della Brigata Palestinese (un battaglione dell’esercito britannico formato quasi interamente da ebrei residenti nell’allora British Mandate of Palestine) a cui si era affiancato Guido Ottolenghi che, dopo avere portato in salvo la propria famiglia a Roma, aveva ripreso la lotta contro i nazi-fascisti.

Nel 1987 il Comune di Cotignola inaugurò il Parco della Memoria dedicato al ricordo e alla solidarietà. Su una delle steli erette per l’occasione, sono scritti, da un lato, i nomi degli ebrei soccorsi e, dall’altro, quelli dei soccorritori. I quaranta salvati appartengono alle famiglie Ottolenghi, Muggia, Oppenheim, Macchioro, De Martino, Lopez Pegna, Pirani, Bonfiglioli, Zuckermann, Del Vecchio, Sacerdote, Jona, Jacchia.

Questi sono i nomi dei soccorritori, degni rappresentanti di tutto un paese mobilitato per la giustizia: Vittorio e Serafina Zanzi, Luigi e Anna Varoli, Bruno Orioli, Tina Venusta Belletti, Luisa Randi, Domenico Liverani, Angelo Maltoni, Andrea a Velia Chiarini, monsignor Giovanni Argnani, don Stefano Casadio, Mario e Luigia Tampieri, Augusto e Anna Tamburini, Andrea a Giacoma Drei, Francesco Gallina, Sante e Olga Medri, Giuseppe e Matilde Liverani, don Domenico Bucchi, don Antonio Costa, Giuseppe e Laura Biancoli, Domenico e Rosa Neri, Michele e Cirilla Montanari, Luigi e Maria Cornacchia, Giovanni e Olina Randi, Andrea Giovannini, Gruno Ferlini, Giovanni Grilli.

In Israele, in uno dei parchi del Keren Kayemet, cinquecento alberi sono stati piantati a cura delle famiglie salvate in segno di gratitudine per i cotignolesi. Il 25 marzo del 2002, Yad Vashem ha riconosciuto Luigi e Anna Varoli, Vittorio e Serafina Zanzi come Giusti tra le Nazioni. Dossier 3494

 

Bibliografia
Israel Gutman e Bracha Rivlin (a cura di), I Giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945, Mondadori, Milano, 2006
Michele Bassi, Cotignola, un approdo di salvezza per gli ebrei e per i perseguitati politici durante la guerra (1943-1945), Litografica, Faenza, 1985
Afra Bandoli, Michele Bassi, Giordano Dalmonte, Dino Facen e Alfredo Toschi, Vittorio Zanzi, Edit, Faenza, 2005