Da dret a n'so bon,
da sdér a n'la pos fér,
d'in znocc a n'um so pruvé;
a i selt adoss,
a i fegh quel ch'a poss:
a i degh stra al ghemb,
a i fegh avnìr e' sengv.
Stando in piedi non sono capace,
stando seduto non lo posso fare,
stando in ginocchio non mi sono provato;
gli saldo addosso,
faccio quel che posso:
gli do tra le gambe,
gli faccio venire il sangue.
(Nota: si riferisce al rito della macellazione)
Tratto da:
Giuseppe Bellosi, Sotto mentite spoglie. Indovinelli romagnoli inediti del XVIII e XIX secolo, Maggioli Editore, Rimini, 1988