Lugo, Legatoria Verlicchi

Lugo, Legatoria Verlicchi

(1885 – 2010 circa) - Via Magnapassi 14, poi Corso Garibaldi 55, infine Via Lumagni 13

Emidio Verlicchi (1857-1924) è l’iniziatore di questa bella storia di eccellenza artigianale, che è durata oltre 125 anni. Iniziò come “cordarino”, ma in un registro parrocchiale fusignanese del 1885, risultava già “legatore di libri”. Emidio sposò Maddalena Calgarini (1860-1954) dalla quale ebbe sette figli nel seguente ordine: Giuseppe (1885), Orestina, detta Tina (1887), Natale (1888), Romolo, il padre di Pino (1889), Giovanni (1894), Anna (1900) e infine Ada (1906).

Non è noto quando la famiglia lasciò Fusignano, per trasferirsi a Lugo, dove Emidio morì in via Lumagni 71: il lettore non si inganni pensando all’attuale via Lumagni, dove peraltro ha avuto sede la Legatoria. Il vecchio odonimo via Lumagni, esistente fino all’ultimo anteguerra, era il nome dell’attuale via Amendola.

La prima sede lughese della Legatoria Verlicchi fu in via Magnapassi 14, di fronte all’Ufficio Postale in una casa al primo piano, accessibile dalla galleria che ancora adesso congiunge via Magnapassi con corso Matteotti. Sono gli anni della seconda generazione, rappresentata da Romolo (1889-1947), il quarto figlio di Emidio, il quale dal matrimonio con Carlotta Emaldi ebbe tre figli: Giorgina, vissuta per tre-quattro anni, il nostro Pino (classe 1932) e Giorgio, di qualche anno più giovane ma non interessato ad entrare nell’azienda di famiglia. Sia detto per inciso che i Verlicchi della legatoria sono legati da parentela con Achille Verlicchi che – come scrive Michele Rossi Ferrucci ne Il Pavaglione. Memorie di una antica farmacia di Romagna – gestiva la cartoleria situata alle logge n. 84 e 85 del Pavaglione (poco prima dell’attuale Bar “Jolly”).

È con Pino Verlicchi che la Legatoria si afferma a Lugo. Dopo aver iniziato un’improbabile carriera di garzone da muratore, egli prese a frequentare, su consiglio di qualcuno, la Scuola Professionale dei Rilegatori Doratori di Ravenna, nella quale spiccava (in tutti i sensi) la figura di un marcantonio come Dante De Maria, un salesiano laico di circa 150 chilogrammi, con due manone dalla straordinaria abilità. Il 15 giugno 1948 Giuseppe Verlicchi ottenne il diploma e così poté riprendere in mano l’attività di famiglia, dopo la scomparsa del padre avvenuta ai primi di gennaio dell’anno precedente. Dal matrimonio con Maria Salmaso Lizzani (scomparsa nel 2007), fra il 1960 ed il 1977, ha avuto ben cinque figli: Paolo, Caterina, Antonio, Francesca e Graziano. Al tempo della nascita del terzogenito Antonio (15 agosto 1963), la Legatoria Verlicchi traslocò in corso Garibaldi 55, ex palazzo Bertazzoli: sono gli anni migliori, quelli dal 1963 al 1988, gli anni del decollo dell’attività e di ottime soddisfazioni sul piano professionale ed economico.

Nel 1988, infine, la bottega approda nella sede di via Lumagni 13, a due passi dalla Porta di S. Bartolomeo. Nel corso di una visita, nel 2010, potemmo vedere tutti i macchinari, risalenti all’ultima gestione: presse a mano, “a colpo”, una rimboccatrice, una cordonatrice del 1925, proveniente dalla fabbrica Nebiolo di Torino, tagliacarte, tagliacartone, macchine per cucire, un’incollatrice, una titolatrice e un torchietto bi-uso.

«Finito io, finisce tutto» disse Pino, poco prima di chiudere definitivamente. «Mi dispiace non solo perché a questa attività sono affezionato, ma anche e soprattutto perché essa è una ricchezza. Penso che, col tempo, questa arte e questa ricchezza verrà riscoperta e valorizzata».

Giovanni Baldini

 

Fonti
Michele Rossi Ferrucci, Il Pavaglione. Memorie di una antica farmacia di Romagna – Le lettere di Compagnoni a Valentino Rossi, Torino, Daniela Piazza Editore, 1992, pag. 56;
Giovanni Baldini, Fra presse e incollatrici, di mano in mano da Emidio a Romolo, a Pino, “Giornale di massa”, luglio-agosto 2010, pag. 16.